Le cosmogonie sono tra le prime forme letterarie tentate dall'essere umano. La volontà, il bisogno, il desiderio di capire l'inizio di tutto, di dare un senso alle cose, di delimitare ciò che ci circonda con l'uso della narrazione.
Una delle tante immagini cosmiche
Gli antichi greci erano maestri di tutto questo. Certo a provarci oggi si gioca d'azzardo, si salta nel vuoto, si rischia la figuraccia. Uno che non ha timore delle conseguenze è sicuramente
Terrence Malick. Il regista americano è scomparso dai radar da decenni - nel senso che non si fa vedere in giro, non dà interviste, non partecipa ai festival - ma con il suo cinema si è assunto gradualmente il compito di provare a dire tutto.
Dire tutto. Come se fosse semplice.
In The Tree of Life era riuscito in qualcosa di enorme, quasi degno di 2001: Odissea nello spazio (che resta la massima cosmogonia in ambito cinematografico): unire la sensazione dell'estrema finitezza e fragilità dell'essere umano, attraverso la vicenda interpretata da Brad Pitt e Jessica Chastain, con la vertigine infinitamente grande che sottende all'universo, attraverso una scorpacciata pseudo-naturalistica di immagini del cosmo, del pianeta, delle forme di vita che lo abitano (e lo abitavano).
A distanza di cinque anni Malick ci riprova. In concorso a Venezia c'è un nuovo viaggio nel tempo, intitolato non a caso Voyage of Time: Life's Journey, che asciuga le parti recitate da attori (per affidarsi alla sola voce off di Cate Blanchett) e dilata gli svolazzi documentaristici. Non a caso a produrre è il National Geographic e il film è pensato per i teatri Imax, quelli che avvolgono lo spettatore.
Musica maestosa e incessante, che è la vera protagonista del film, da Arvo Pärt a Keith Jarrett, ai classici Mozart, Haydn, Beethoven, Mahler... Immagini di sensazionale qualità che esaltano la natura - il cosmo, i vulcani, i ghiacciai, gli abissi - dando voce a animali strani e maestosi, dinosauri compresi.
Applauso lungo alla proiezione stampa veneziana, forse di stima e di deferenza più che di convinzione. Voyage of Time è immersivo e tuffa lo spettatore in un universo ovattato, in cui la voce della Blanchett declama pensieri un po’ bambineschi. Il che potrebbe essere pure voluto.
Malick genio assoluto o Malick sopravvalutato venditore di fumo? Il dibattito resta aperto e nemmeno questo film sembra poterlo dirimere.
Marco Zucchi
RG del 7.9.2016 Prime impressioni sul film di Malick
RSI Info 07.09.2016, 00:19