Simbolicamente la Settimana internazionale della critica di Venezia gli ha riservato una poltrona alla proiezione del suo film Tabl (Drum). Il regista kurdo-iraniano Keywan Karimi però non la può utilizzare, perché a causa della materia controversa del suo film precedente è stato condannato nel suo paese a un anno di reclusione e rischia di subire 223 frustate.
A ricordare la vicenda con tutta la forza possibile è stata la stessa SIC, tramite un comunicato stampa del 5 settembre che ha evidenziato il dramma umano che coinvolge il regista.
Peraltro non si tratta di un unicum: molto più noto di quello di Karimi è il caso di uno dei più famosi registi del suo paese, Jafar Panahi, costretto da una sentenza agli arresti e al silenzio artistico (che gli ha impedito di presenziare in giuria a Cannes nel 2010, ma non di realizzare successivamente film di nascosto e di farli uscire clandestinamente dal paese, compreso il vincitore dell'Orso d'oro 2015 Taxi Teheran).
Il regista kurdo-iraniano Keywan Karimi
A detta del direttore della SIC,
Giona A. Nazzaro, Karimi pare scontare soprattutto il fatto di essere kurdo. Il documentario
Writing on the city è quello che gli ha procurato i maggiori guai: il film compie un percorso storico attraverso le scritte murali della capitale iraniana ed è stato accusato di offendere la religione islamica.
Le azioni di sostegno al regista sono state numerose, ad esempio su facebook. Grazie anche a queste pressioni - ricorda Nazzaro - la pena è stata ridotta da cinque anni a uno, ma non revocata.
Non potendolo fare di persona, per presentare Drum l'autore ha inviato a Venezia un breve messaggio in cui evidenzia come si tratti soprattutto di un'opera sulla paura.
"Un film di grande rigore formale e estetico", aggiunge Narraro, che si dice convinto che quella di Karimi sia una delle voci su cui scommettere per il futuro del cinema.
Marco Zucchi
RG del 6.9.2016 sulla vicenda Karimi
RSI Info 06.09.2016, 16:49
Giona A. Nazzaro su Karimi (Rete Due 5.9.2016)
RSI Info 06.09.2016, 16:57