Le applicazioni dell’intelligenza artificiale (IA) stanno facendo breccia un po’ dappertutto e hanno ormai fatto irruzione anche nel mondo della musica. Oggi, in un paio di minuti, una canzone può essere generata da un computer proprio grazie all’IA. Sulle applicazioni dell’IA in campo musicale si è svolta a Lugano ieri, giovedì, una tavola rotonda organizzata dalla SUPSI.
Ma l’IA non rischia di uccidere la musica? Non finirà, come in molti temono, per sostituirsi ai musicisti? “In realtà la qualità ancora non c’è”, risponde Pierre Alexandre Tremblay, docente di teoria e composizione presso il Conservatorio della Svizzera italiana, precisando però che “ci si sta arrivando”. E aggiungendo che “se oggi il vostro lavoro è comporre musica da sottofondo, allora fate bene a preoccuparvi”. Perché probabilmente l’IA “la fa già adesso meglio di voi”.
Tremblay è uno sperimentatore che ricorre all’IA per generare e programmare distorsioni, effetti, echi e riverberi da utilizzare poi nei suoi live. La qualità musicale attraverso questa risorsa, afferma, probabilmente arriverà. Tuttavia “il compito dell’algoritmo sarà quello di proporre cose sempre uguali”, mentre ciò che non saprà fare è “creare una comunità”: esattamente ciò “che invece fanno gli artisti e che ci spinge a fare arte”. Tremblay osserva però che se l’IA avrà successo in campo musicale “è anche perché le case discografiche nei decenni hanno completamente disinvestito” e il mercato “è rimasto nelle mani di pochissime persone”.
Musica e audiovisivi. Il futuro e l’IA
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Alla tavola rotonda è intervenuta anche la musicista Caterina Moruzzi, che é ricercatrice all’Università di Edimburgo e collabora con una grande società internazionale per un uso responsabile dell’IA quando si parla di arte. A preoccuparla è “il fatto che le cose stiano andando un pochino troppo veloci”. Specie negli ultimi mesi, nei quali “c’è stato uno sviluppo di queste tecnologie molto avanzato”.
Ma quale sarà l’impatto sul piano degli introiti legati alla musica? Gli esperti stimano che i musicisti perderanno in poco tempo il 30% dei diritti d’autore da quello che è definito come il settore della “musica funzionale”: ossia musiche di sottofondo, suonerie, segreterie telefoniche, eccetera.

SEIDISERA del 09.03.25: IA e diritti d’autore, il parere del responsabile di SUISA Lugano Stefano Keller al microfono di John Robbiani
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Già oggi l’IA sostituisce in questo campo gli artisti. E si constata che “nell’ambito della musica di sottofondo o di determinate emittenti radio” vi “è un’offerta “con musica priva di diritto d’autore”, segnala Stefano Keller, responsabile a Lugano della società di gestione dei diritti d’autore SUISA, aggiungendo che questo “viene fatto con musica da catalogo o con musica generata attraverso l’intelligenza artificiale”.
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