Le chiese svizzere perdono fedeli da anni, e anche lo scorso non ha fatto eccezione, probabilmente influenzato dagli abusi sessuali venuti alla luce che hanno minato la reputazione delle istituzioni religiose. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto svizzero di sociologia pastorale (SPI) la Chiesa cattolica in Svizzera nel 2023 ha registrato di gran lunga il più forte esodo di fedeli, con l’abbandono di 67’497 persone, contro le 34’561 dell’anno precedente. Anche la Chiesa evangelica riformata ha registrato un picco di abbandoni, 39’233 rispetto ai 30’102 del 2022.
Una crisi di fede confermata dai dati raccolti dalla seconda edizione del sondaggio della SSR “Svizzera, come stai?”. Per la prima volta è stata posta una serie di domande sulla fede, e le sue diverse forme, della popolazione, da cui emerge che meno di un terzo dei sondati crede fortemente in Dio e oltre la metà non vi crede per niente.
Svetta invece nettamente la fede nella scienza, in cui crede i tre quarti della popolazione. Allo stesso tempo, nonostante la scienza stessa ritenga che sia molto probabile e il grande fascino che continuano ad avere gli UFO, meno di una persona su quattro crede nella vita extraterrestre.
La fiducia nella scienza, per quanto resti forte, non è però uniforme. I dati mettono in evidenza due assi che influenzano questa fiducia: l’età e il livello di istruzione. I più giovani esprimono infatti una maggiore fede nella scienza, che va calando con l’avanzare dell’età. Allo stesso modo, più alto è il livello di istruzione, più le persone tendono a credere nella scienza.
L’età dei sondati influenza anche quanto affermano di credere in Dio, con le generazioni più anziane che esprimono una fede maggiore rispetto a quelle più giovani.
Emergono anche delle differenze significative tra le regioni linguistiche: i francofoni sono quelli che credono meno in Dio, seguiti dagli svizzeri tedeschi, gli italofoni e i romanci, di cui comunque la metà esprime un manco di fede.
È leggermente più alta, attorno a un terzo, la proporzione di persone che crede fortemente in qualche forma di spiritualità, mentre poco più del 40% afferma di non crederci per niente. Un dato che può indicare una maggiore apertura nella popolazione a forme di fede meno tradizionali o istituzionali.
Anche in questo caso vi sono delle differenze tra regioni linguistiche, ma romanci e svizzeri tedeschi sono quelli che si dichiarano meno spirituali, attorno a un quarto degli intervistati, contro quasi la metà di italofoni e francofoni.
Rispetto alla fede in Dio, ci sono delle differenze anche nelle fasce di età, con le persone tra i 40 e i 64 anni che si dichiarano più spirituali.
La scarsa importanza che la popolazione assegna alla religione viene confermata anche dal fatto che solo un quarto ritiene più o meno importante l’appartenenza a una confessione nazionale per quanto riguarda l’identità nazionale svizzera e meno di una persona su sei pensa che in Svizzera si starebbe meglio se le persone fossero più religiose.
Il sondaggio
I risultati di “Svizzera, come stai?” si basano su un sondaggio rappresentativo di 51’182 residenti in Svizzera. È stato condotto dall’istituto di ricerca Gfs.bern nei mesi di maggio e giugno 2024 per conto della SSR. Si tratta della seconda edizione del sondaggio. Rispetto alla versione dell’anno scorso, alcune domande erano nuove o diverse, ma la maggior parte erano identiche.
3000 intervistati sono stati selezionati da un panel online da Gfs.bern, al fine di ottenere un quadro rappresentativo della popolazione svizzera (dai 16 anni in su). Il campione è stato stratificato in base alla regione linguistica e proporzionato in base all’età e al sesso.
Gli altri partecipanti hanno completato il questionario online. Sono stati invitati a farlo tramite i canali della SSR, ma hanno deciso autonomamente se partecipare o meno. Questo metodo di indagine non è rappresentativo. La rappresentatività viene raggiunta attraverso specifiche procedure di ponderazione e convalida dei dati.
Il questionario comprendeva circa 300 domande. Per garantire che un’intervista non durasse più di 20 minuti circa, Gfs.bern non ha posto le stesse domande a tutti gli intervistati. L’errore di campionamento è di ±1,8% al 50/50 e 95% di probabilità.