Il Consiglio federale ha presentato a fine settembre un pacchetto di austerità, che comprende molti interventi sulla spesa pubblica al fine di ridurre il deficit strutturale delle finanze dello Stato. Una delle 60 misure proposte mira però ad aumentare il gettito fiscale, abolendo i vantaggi fiscali del secondo e del terzo pilastro del sistema pensionistico svizzero.
Attualmente funziona così: chiunque versi un contributo volontario nella propria cassa pensione (secondo pilastro) o per la previdenza per la vecchiaia individuale (terzo pilastro) durante la vita lavorativa, può dedurre questi importi dal proprio reddito annuo imponibile.
Quando questi capitali vengono ritirati al momento della pensione, l’imposizione fiscale è relativamente bassa. Questo rende interessante il risparmio nella previdenza per la vecchia.
Ora, però, il piano prevede di aumentare drasticamente l’aliquota per i prelievi in capitale delle pensioni. Le reazioni in Svizzera non si sono fatte attendere. Il pacchetto di risparmio del Consiglio federale è criticato anche dai partiti borghesi, che per il resto sono decisamente a favore dei tagli.
Chi si oppone teme che la tassazione del capitale di vecchiaia tolga alle classi medie l’incentivo ad assumersi la responsabilità della propria previdenza. I partiti borghesi parlano di un “attacco alla classe media” e deplorano il fatto che “le regole del gioco verrebbero cambiate a partita in corso”.
La proposta non è ancora stata approvata dal Parlamento; la fase di consultazione inizierà a gennaio. È anche possibile che venga indetto un referendum contro di essa in un secondo momento. Tuttavia, il piano di risparmio sta già sollevando molte domande e suscita vive discussioni.
Se verrà attuato, esiste una possibile soluzione che la rivista economica Handelszeitung è stata la prima a suggerire: l’emigrazione. La prevista tassazione dei prelievi pensionistici si applicherà solo se in quel momento la persona risiede in Svizzera.
“Scappatoie per gli svizzeri all’estero”
“Con i suoi piani, Karin Keller-Sutter vuole impedire l’ottimizzazione fiscale. Tuttavia, sta trascurando altre scappatoie fiscali che ancora esistono. Come quelle per gli svizzeri all’estero”, scrive la Handelszeitung.
I pensionati che vivono all’estero e percepiscono le rendite di vecchiaia nel Paese di residenza pagano solo l’imposta alla fonte. “A seconda del Cantone, questa è significativamente inferiore all’imposta sul ritiro del capitale”, rileva il giornale, per il quale “i piani rendono più attraente trasferirsi all’estero quando si va in pensione”.
Come detto, al momento si tratta ancora di pura teoria. E gli esperti di pensioni hanno dichiarato alla Handelszeitung di dubitare che la sola ottimizzazione fiscale sia un valido motivo per emigrare. Anche un soggiorno temporaneo all’estero per ottimizzare le tasse è difficilmente realizzabile, poiché l’imposta svizzera sarebbe nuovamente dovuta al momento del ritorno in patria.
“Quindi probabilmente non ci sarà una grande ondata migratoria”, afferma la Handelszeitung. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che “gli svizzeri all’estero sono quelli che ne beneficerebbero”.
È quello che già succede oggi. Molte persone, infatti, non sanno che in alcuni Paesi l’imposta alla fonte svizzera può essere ottimizzata e addirittura recuperata.
L’imposta alla fonte può essere evitata
L’imposta alla fonte può essere ottimizzata se il capitale di vecchiaia viene ritirato nel Cantone di Svitto. Qui si applica l’aliquota più bassa. In media, l’aliquota applicata da Svitto è la metà di quella prevista in altri Cantoni.
Il versamento del capitale pensionistico da Svitto è possibile per tutti gli svizzeri all’estero, anche se non vivevano lì. Tutto ciò che devono fare è trasferire il proprio avere pensionistico del secondo pilastro in un istituto di previdenza con sede nel Cantone e riscattarlo dopo aver lasciato la Svizzera.
La richiesta di rimborso è ancora più vantaggiosa. Esistono infatti numerose convenzioni per evitare la doppia imposizione che prevedono espressamente il recupero dell’imposta alla fonte. In questo modo è addirittura possibile farsi rimborsare l’imposta alla fonte dallo stesso Cantone in cui è stata versata. Tali accordi esistono con la maggior parte dei Paesi europei e con gli Stati Uniti.
Abbiamo analizzato tutti gli accordi esistenti e li abbiamo raffigurati in questa mappa mondiale. Questo è lo stato al 2017, ma tali accordi difficilmente cambiano.
La Thailandia, ad esempio, è un caso particolare. Se si emigra nel Paese asiatico, l’imposta alla fonte sui prelievi dell’avere previdenziale viene rimborsata. Questo non vale però sul patrimonio della previdenza individuale vincolata (pilastro 3a).
Tuttavia, solo chi è stato impiegato presso un datore di lavoro privato può richiedere il rimborso dell’imposta alla fonte. Se il capitale pensionistico proviene da un’attività nel settore di diritto pubblico, questa possibilità non esiste. In questo caso, la “deviazione” nel Canton Svitto potrebbe ancora essere conveniente.
RG 7.00 del 05.11.2024: il servizio di Gian Paolo Driussi
RSI Info 05.11.2024, 07:07
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