Le cure di base costano caro alla popolazione: circa 500 franchi al mese per persona, per le prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base. La fattura rappresenta una parte non indifferente delle finanze domestiche e diventa ogni anno più pesante, come sottolinea l’analisi di RTS.
Metodo di finanziamento
Ogni mese di settembre, la popolazione e il mondo politico si scatenano dopo l’annuncio ufficiale degli aumenti dei premi di cassa malati. Il puntuale ritorno di questi accesi dibattiti si spiega in particolare con il sistema di finanziamento scelto tre decenni fa.
In Svizzera, le cure si basano in gran parte su contributi distribuiti tra la popolazione, detti premi. Solo i Paesi Bassi hanno un sistema simile. Altri Paesi si sono concentrati sulla tassazione o sui contributi sociali, generalmente legati agli stipendi.
Il consigliere nazionale PLR Philippe Nantermod, che si oppone all’iniziativa per limitare i premi al 10% del reddito, ritiene che l’eccezione svizzera debba essere preservata: “L’attuale distribuzione dei costi non è un problema. L’assicurazione malattia si basa sulla solidarietà tra le persone in salute e quelle malate. È importante non fiscalizzare tutto. Il modello del Regno Unito, che si basa unicamente sulle imposte, non è più giusto. Il Paese ha probabilmente uno dei peggiori sistemi sanitari in Europa. I ricchi finanziano di tasca propria delle cure di qualità e i meno fortunati devono accontentarsi di servizi scadenti”.
Il socialista Pierre-Yves Maillard, consigliere agli Stati e promotore dell’iniziativa, contesta questa posizione: “Bisogna confrontare cose comparabili. La Svizzera investe molto nel suo sistema sanitario e questo continuerà. Il peso sopportato dalle famiglie e dalla classe media è ingiusto. Alcune persone pagano fino al 20% del reddito in premi. Senza beneficiare delle cure, perché non riescono a finanziare in più la parte delle consultazioni che devono pagare di tasca propria”.
Spese obbligatorie
L’onere a carico degli assicurati non si spiega con i maggiori costi obbligatori nel sistema svizzero. In tutta l’Europa occidentale, le cure di base sono garantite da contributi imposti a tutta la popolazione.
Secondo i dati dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), in otto Paesi questo finanziamento obbligatorio supera quello della Svizzera.
In Germania le risorse richieste a ogni abitante sono più alte di un quarto, ma a causa di una diversa ripartizione della fattura, l’onere finanziario e meno percepibile che nell’economia domestica media svizzera.
Un cambio di equilibrio
L’iniziativa propone di modificare proprio la ripartizione della fattura, ma non cambierebbe radicalmente. Se ci si attiene allo scenario presentato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), un limite sui premi trasferirebbe 5 miliardi all’anno da questi alle tasse, meno del 10% del totale dei costi obbligatori.
I premi obbligatori continuerebbero a finanziare il sistema in misura molto maggiore rispetto ad altri Paesi europei. Philippe Nantermod ammette che il limite sui premi non sconvolgerebbe completamente la situazione. “Avrebbe però un effetto catastrofico sulle finanze della Confederazione. Si creerebbe anche un cattivo incentivo per i cantoni, come Vaud e Ginevra, che gestiscono male il loro sistema sanitario. Beneficerebbero di finanziamenti incrociati della Confederazione e di altri cantoni”. Visto che i costi continuano ad aumentare, anche la quota in imposte potrebbe crescere.
Pierre-Yves Maillard non crede che un limite ai premi creerà ingiustizia tra i cantoni: “La parte controllata dai cantoni, lo stazionario [le cure in caso di ospedalizzazione, ndr] è stata piuttosto ben gestita. Dove si registra un aumento è nell’ambulatoriale. L’iniziativa obbligherà a Confederazione a prendersi le sue responsabilità e negoziare con i fornitori. È inaccettabile che il Tarmed, ritenuto illegale dal Controllo federale delle finanze 14 anni fa, sia ancora in vigore. Non cambia nulla perché l’aumento dei premi è una soluzione facile, senza che il mondo politico o i partner tariffari se ne assumano la responsabilità”.
Il politico spera che di riflesso l’iniziativa possa influire su un altro aspetto della problematica: il peso sempre maggiore della sanità sull’economia. Come la Svizzera, molti altri Paesi spendono più del 10% del loro PIL per finanziare le cure mediche.
L’articolo originale è stato pubblicato da RTS e tradotto dalla redazione di “dialogo”, un’offerta della SSR che propone contenuti da tutta la Svizzera tradotti in tutte le lingue nazionali e in inglese, oltre a uno spazio di dibattito, anche questo tradotto e moderato.