Gli svizzeri acquistano in media 60 capi d’abbigliamento all’anno, più di uno alla settimana, secondo i dati della Confederazione. Una gran parte di questi vestiti finisce nei container di raccolta anche se non si possono più indossare. Spesso i vestiti di cui ci sbarazziamo non sono più utili neanche nei Paesi del Sud: in Ghana, circa il 40% dei prodotti tessili usati importati finisce direttamente nelle discariche a cielo aperto.
L’industria tessile svizzera è quindi alla ricerca di una soluzione. Calida, Odlo, Mammut, PKZ, Radys, Workfashion e Switcher hanno lanciato l’associazione Fabric Loop, che punta a incoraggiare un’economia circolare nel settore introducendo una tassa anticipata per finanziare il riciclaggio degli indumenti.
Gli obiettivi della tassa (News Plus, SRF, 11.11.2024)
Contributi simili esistono già in altri settori in Svizzera. Ad esempio, quando si acquista una bevanda in una bottiglia di PET, nel prezzo è inclusa una tassa di 1,8 centesimi. Lo stesso discorso vale quando si comprano dei prodotti elettronici.
La tassa sui vestiti sarebbe tra i 3 e i 7 centesimi per una maglietta e dovrebbe permettere di raccogliere gli indumenti che non trovano un acquirente sul mercato di seconda mano.
Lo scopo non sarebbe quello di cambiare le abitudini di acquisto della popolazione, per il quale sarebbe necessaria una tassa molto più alta, sottolinea Nina Bachmann di Swiss Textiles: “Il contributo serve ad assicurare riciclaggio, raccolta e selezione”. In futuro dovrebbe essere possibile anche reintegrare e riciclare materiali che ora vengono eliminati.
Il riciclaggio chimico costa caro
Oggi grandi quantità di tessili non possono essere riciclate con i metodi disponibili. Nel riciclaggio meccanico tradizionale, le parti vengono strappate per ottenere nuove fibre. “Il problema è che otteniamo fibre molto corte, il che porta a una qualità inferiore del tessuto riciclato”, spiega Tina Tomovic, ricercatrice di design alla Scuola universitaria professionale di Lucerna.
Secondo l’esperta, il riciclo chimico consente di ottenere risultati migliori, ma questo metodo è solo agli inizi. Le possibilità di utilizzo sono limitate e il consumo energetico è ancora molto elevato. L’azienda di raccolta abbigliamento Tell-Tex sta progettando a Sankt Margrethen (SG) un nuovo impianto di riciclaggio chimico, che dovrebbe essere il più grande di questo tipo in Svizzera. Gli indumenti precedentemente inceneriti dovrebbero quindi poter essere riutilizzati.
Nuove regole europee dal 2026
Il problema è noto da tempo, allora perché il settore tessile si sta attivando solo adesso? “Da tempo ci concentriamo sulla produzione sostenibile, cioè sulla parte a monte della filiera”, spiega Bachmann. Negli ultimi anni l’industria è giunta alla conclusione che è necessaria l’introduzione di una tassa sul riciclaggio.
Anche Tomovic pensa che la tassa sia inevitabile e ritiene importante che i tessili usati possano essere riutilizzati con la migliore qualità possibile. Sono quindi necessarie nuove tecnologie e finanziare la costruzione di infrastrutture.
Tuttavia, fino a nuovo avviso, in Svizzera non dovrebbe esistere alcuna regolamentazione statale in materia. Sotto questo aspetto l’Unione Europea è un passo avanti: a partire dal 2026, i distributori dovranno partecipare al finanziamento dei sistemi di raccolta e riciclaggio.
RG 07.00 del 13.11.2024: il servizio di Gianluca Olgiati
RSI Info 18.11.2024, 11:39
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