Dumping salariale, lavoratori più tutelati

La notizia, nell’aria, è ora ufficiale: in Ticino i lavoratori occupati nei settori della vendita (negozi con meno di 10 dipendenti), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica potranno contare su un contratto normale di lavoro, che assicura salari minimi.

Dando seguito alle proposte formulate dalla Commissione tripartita cantonale in materia di libera circolazione, il Consiglio di Stato ticinese ha adottato i tre contratti per contrastare il fenomeno del dumping salariale a sud delle Alpi. Le persone interessate da questa decisione, che permetterà loro di poter beneficiare di uno stipendio che si aggirerà attorno ai 3'000 franchi (17,30 il minimo orario per 40 ore settimanali), sono circa 9'300 (4'800 nella vendita, rispettivamente 2'500 e 2'000 nei due rami industriali, in un'ottantina di aziende).

In un comunicato, l’Esecutivo cantonale ricorda che la decisione, contro la quale è possibile far ricorso al Tribunale federale, entrerà in vigore il primo aprile 2013 e avrà validità di due anni nei due rami industriali e di un anno nel commercio. Un provvedimento analogo, pure biennale, era già entrato in vigore il 1° gennaio per i centri fitness.

Il Codice delle obbligazioni stabilisce che, qualora in un ramo o in una professione vengano ripetutamente e abusivamente offerti salari inferiori a quelli usuali per il luogo, la professione o il ramo e non sussista un contratto collettivo con disposizioni sui salari minimi al quale possa essere conferita obbligatorietà generale, su richiesta della Commissione tripartita il Consiglio di Stato può “ stabilire un contratto normale di lavoro di durata limitata che preveda salari minimi differenziati secondo le regioni e all’occorrenza il luogo allo scopo di combattere o impedire abusi ”.