Il presidente della Banca nazionale svizzera Thomas Jordan ribadisce che il suo istituto non smetterà di intervenire sul mercato delle divise per indebolire il franco nonostante gli Stati Uniti abbiano bollato la Confederazione come un paese manipolatore di valuta. "Questa definizione non ha avrà alcun influsso sulla nostra politica monetaria", ha affermato lunedì Jordan in un'intervista alla trasmissione "Eco" di SRF.
BNS, accuse di manipolazione valutaria
Telegiornale 16.12.2020, 21:00
"Gli interventi sul mercato delle divise sono molto importanti perché abbiamo osservato una forte pressione sul franco, ancor più nell'emergenza Covid", ha sostenuto, e "se si considera soltanto l'evoluzione nominale dei cambi, quanto si è apprezzato il franco negli ultimi 12 anni, quanto bassa è stata l'inflazione qui da noi - ha spiegato -, allora tutti dovrebbero capire che la Svizzera è tutt'altro che una manipolatrice di valuta."
Jordan non ha ancora parlato della questione con la nuova ministra delle finanze americana, l’ex presidente della FED Janet Yellen: "Vi saranno però certamente discussioni, dapprima a livello tecnico e poi politico".
In tempi di pandemia e conseguente crisi economica e per le finanze pubbliche, Jordan ha poi ricordato che il finanziamento dello Stato non è il compito primario della Banca nazionale: quest'ultima ha il mandato di garantire la stabilità dei prezzi. Al momento la Confederazione e i Cantoni possono rifinanziare a buon mercato i crescenti debiti.
Alla domanda se nel lockdown attuale le aziende necessitino di ulteriori crediti Jordan si è mostrato cauto: la situazione va osservata molto attentamente. Al momento il sistema di aiuti sembra funzionare e le banche concedono crediti, ha affermato, ma in caso di necessità la piazza economica potrà contare sull’aiuto della BNS.
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