Brutte notizie in arrivo per chi riscalda la casa e alimenta il proprio veicolo con carburanti fossili. Il petrolio infatti continua la sua corsa e si è portato ai massimi del 2014, con il rischio concreto di arrivare a quota 80 dollari (78,14 franchi) entro pochi mesi, in una vorticosa escalation che vedrebbe raddoppiato il prezzo su cui il mercato galleggiava un anno e mezzo fa.
Spinto dal dato sulle scorte degli Stati Uniti (registrato martedì dall'American Petroleum Institute), che ha accusato un crollo di 11,2 milioni di barili, il prezzo si è issato fino a un massimo di seduta di 63,67 dollari al barile, per poi chiudere a 63,57 dollari. La domanda invernale, del resto, va benone e grazie all'intesa per un taglio della produzione le compagnie lavorano con il freno a mano tirato.
E' una situazione che non può che favorire un incremento dei prezzi ma, con esso, anche un costante recupero dello "shale oil" americano, che di base ha necessità di quotazioni più alte per essere sostenibile da un punto di vista dei costi d'estrazione.
Reuters/AP/ANSA/EnCa