La Banca nazionale svizzera lascia invariata la sua politica monetaria espansiva, pur vedendo all'orizzonte un aumento dell'inflazione. Nell'ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria, la BNS ha deciso di mantenere fermo al -0,75% il suo tasso guida, il più basso del mondo. Sono confermati anche gli interessi negativi, pure del -0,75%, a carico delle banche che depositano il loro denaro presso l'istituto. Introdotti nel 2015, erano allora considerati una sorta di bizzarria temporanea, ma non sono più stati abbandonati e hanno prodotto un impatto considerevole, non da ultimo sull'immobiliare e sulle future pensioni.
Sulla scia degli scombussolamenti provocati dalla guerra in Ucraina la stima di crescita viene rivista al ribasso ma solo leggermente, dal 3% calcolato tre mesi fa al 2,5%. L'incertezza e i rischi sono considerati però elevati. "L'invasione russa ha accresciuto significativamente l'incertezza in tutto il mondo: in questa situazione la Banca nazionale, con la sua politica monetaria garantisce la stabilità dei prezzi e sostiene l'economia svizzera", dice l'entità guidata da Thomas Jordan.
La banca centrale ha anche ribadito la disponibilità a procedere a interventi sul mercato dei cambi per stabilizzare il franco, che rimane molto vicino alla parità con l'euro con conseguenti effetti negativi sulle esportazioni: giovedì mattina la moneta europea costava poco più di 1,02 franchi.
Le indicazioni non rappresentano una sorpresa: gli esperti erano unanimi nel ritenere che la BNS non avrebbe cambiato rotta. È infatti opinione largamente condivisa che prima di poter operare una stretta monetaria l'istituto debba aspettare che si muova la Banca centrale europea (BCE), i cui intendimenti non sono del tutto chiari. Intanto invece la statunitense Federal Reserve (Fed) ha già proceduto la settimana scorsa a un rialzo dei tassi (il primo dal 2018), a cui ne seguiranno altri nell'anno in corso.
La BNS può però permettersi di attendere perché il rincaro è relativamente contenuto rispetto ad altri Paesi: in febbraio era al 2,2%, contro il 5,9% dell'Eurozona e il 7,9% negli Stati Uniti. La BNS si aspetta ora che l'inflazione si fissi al 2,1% in questo 2022 e allo 0,9% nel 2023. I precedenti pronostici erano rispettivamente dell'1 e dello 0,6%. La prima valutazione per il 2024 è dello 0,9%.
Notiziario 11.00 del 24.03.2022 BNS
RSI Info 24.03.2022, 12:44
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