Adesso è aumentato il rischio che gli stessi Stati Uniti, la Svizzera e con loro tutto il mondo entrino in una recessione. Questa sarebbe una situazione estremamente preoccupante e da evitare a ogni costo. Lo ha dichiarato lunedì 7 aprile 2025 la direttrice di Economiesuisse, Monika Rühl, ospite dello speciale “60 minuti” (RSI La1, alle 20.40), dedicato all’effetto dei dazi - annunciati dal presidente USA Donald Trump - sulla Svizzera e sul mondo intero.
“Le contromisure? Danneggerebbero in primis le nostre consumatrici e consumatori”
Monika Rühl ha sottolineato di essere molto preoccupata per la situazione. Al tempo stesso ritiene che sia giusta la strategia del Consiglio federale che, in questo momento, ha deciso di non adottare contromisure, perché, spiega, danneggerebbero in primis le nostre consumatrici e i nostri consumatori. Ora, dice, occorre entrare in questa logica degli accordi e per farlo bisogna avere accesso al presidente Trump o alle poche persone che gli stanno vicino.
“La Svizzera crea quasi mezzo milione di posti di lavoro negli USA e abbiamo abolito i dazi all’importazione”
Resta il fatto che la direttrice di Economiesuisse non si capacita dei dazi annunciati da Trump contro la Svizzera. “Siamo un partner da lungo tempo, un partner molto affidabile, un investitore molto importante. Siamo il sesto investitore straniero negli Stati Uniti, il primo per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo. Creiamo quasi mezzo milione di posti di lavoro, dove si guadagna bene (130’000 dollari all’anno). Abbiamo inoltre abolito i dazi all’importazione in Svizzera. Quindi saremmo un partner molto interessante degli Stati Uniti. A quanto pare il nostro messaggio non è stato ancora sentito. Dobbiamo fare in modo che lo sia”.
“Le soluzioni? Investimenti, partenariati ma non sappiamo cosa si aspetta Trump”
Innanzitutto ora, secondo Monika Rühl, bisogna capire cosa si aspetta il presidente Trump. Se partiamo dall’idea che vuole re-industrializzare il suo Paese, attirare investimenti dall’estero, allora potremo proporre ulteriori investimenti da parte delle imprese svizzere - spiega la direttrice di Economiesuisse alle telecamere di “60 minuti” -. Se sono i dazi che gli danno noia, potremmo parlare di abolire o eliminare certi dazi nel settore dell’agricoltura (che però sono troppo pochi), potremmo parlare di programmi di cooperazione, per esempio, nel campo della formazione professionale o in quello dell’intelligenza artificiale. “Ci sono varie proposte che potremmo fare ma, per il momento, non sappiamo cosa si aspetta Trump. Come mai ha decretato questi dazi esageratamente alti nei nostri confronti?” si chiede Monika Rühl.
“Investire negli USA? Bisogna sapere a quali condizioni”
Quella attuale è una situazione estremamente difficile per le nostre imprese. Monika Rühl ne è cosciente. Una delle possibilità, spiega, potrebbe essere quella di investire negli Stati Uniti, a patto di sapere a quali condizioni. I problemi sul tavolo sono diversi: non solo quello di trovare manodopera qualificata negli USA. Una volta fatti gli investimenti, se le imprese volessero esportare, non vorrebbero essere colpite dai dazi di altri Stati, adottati come contromisure contro i dazi degli Stati Uniti. Certamente - sottolinea la direttrice di Economiesuisse - le imprese svizzere stanno valutando altre possibilità, per esempio quella di ristrutturare le loro catene di approvvigionamento ma ci troviamo di fronte al fatto che il presidente Trump ha decretato dazi alti nei confronti di quasi tutti i Paesi. E questi Paesi stanno rispondendo. Di conseguenza le nostre imprese (che sono presenti in tutto il mondo) rischiano di essere colpite direttamente o indirettamente da questa situazione.
“Anche la Svizzera potrebbe proporre agli USA un trattato sul libero scambio”
Oggi si è saputo che l’Unione Europea propone agli Stati Uniti esattamente questo, un libero scambio sui beni industriali - prosegue Monika Rühl -. “La Svizzera potrebbe fare lo stesso. Noi abbiamo già abolito i dazi all’importazione, quindi gli Stati Uniti potrebbero fare la stessa cosa, quindi entrare in un discorso di libero scambio, negoziare un accordo che ci darà di nuovo una certa sicurezza. Questa potrebbe essere una buona via da seguire nei prossimi giorni e mesi”.