Il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ha fatto causa all'UBS, accusandola di frode ai danni degli investitori, per aver venduto prodotti legati ai mutui subprime tra il 2005 e il 2007. L’avvio dell'azione legale era stata anticipata dalla stessa banca elvetica, che giovedì in un comunicato aveva contestato le accuse definendole infondate. Stando ai media le autorità hanno presentato le loro accuse in tribunale dopo che la grande banca svizzera impegnata in aula in Francia (si vedano i correlati) ha rifiutato un accordo extragiudiziale che prevedeva il versamento di 2 miliardi di dollari.
"Le azioni fraudolente di UBS hanno contribuito alla crisi finanziaria del 2008, che ha provocato gravi danni economici al paese e sofferenza inutile agli americani”; ha affermato il sostituto procuratore generale Jesse Panuccio in un comunicato.
L'istituto elvetico non è l'unica banca ad aver dovuto fronteggiare accuse simili, Bank of America ha dovuto pagare oltre 16 miliardi di dollari tra risarcimenti e penali, JP Morgan quasi 14, Credit Suisse 5,3. UBS ha però scelto una via diversa. Ha rifiutato di accordarsi dicendosi pronta a difendersi e ribadendo di aver perso oltre 45 miliardi di dollari in seguito al crollo del mercato immobiliare negli USA. Una strategia adotta sinora solo dalla britannica Barclays che nel 2016 rifiutò di pagare i 5 miliardi chiesti dalle autorità statunitensi, e due anni dopo pose fine all’azione legale versandone meno della metà.