"Io non ho preso parte alle manifestazioni di ieri, ho deciso di passare del tempo con mio figlio. Anche perché visto il declino negli ultimi due anni dell’attività politica e della mobilitazione di massa, ero convita non sarebbe successo nulla. E invece ho come altri ho sottovalutato l’evento. ci siamo sbagliati!"
Maria Baranova ammette al telefono di non aver pianificato la sua partecipazione alle manifestazioni anti corruzione indette da Alexei navalny, personaggio piû siginificativo dell'opposizione russa. Chimica di formazione, madre single, Maria è stata una delle leader delle manifestazioni anti-Putin del 2012. Nel 2014 ha deciso di unirsi all'associazione OPEN RUSSIA fondata da Mihail Kodorkovski, l'ex-uomo d'affari più ricco di Russia, personaggio inviso a Putin, che ha trascorso 10 anni circa in prigione accusato di frode fiscale che oggi vive esiliato in Inghilterra. Esponente dell'opposizione, dopo anni passati sulle barricate, Maria oggi preferisce dedicarsi alla difesa dei diritti umani. A lei chiediamo come leggere le proteste anti-corruzione di ieri, un successo?
No, non è un successo. In realtà ora ci ritroviamo con centinaia di detenuti, che ora saranno portati davanti alla corte di giustizia. Avremo bisogno di raccogliere ingenti fondi per procurare loro e pagare degli avvocati. Per questo ritengo non sia un successo. Non sono critica nei confronti di Navalny, anzi, lo appoggio, così come appoggio chi è sceso in piazza a protestare, ma in qualità di attivista dei diritti umani, constato quanto lavoro abbiamo da fare ora, che va ad aggiungersi ai già gravi casi di cui dovevamo occuparci prima.
Quale lettura dare alla mobilitazione: il risveglio della società civile russa? Ci sono analogie con il 2012?
No, questa è una storia totalmente differente. Nel 2012 è stata una rivolta della classe media, con rivendicazioni anche economiche. Questa è più una rivolta di 15enni o 17enni, è la protesta della generazione nata e cresciuta dopo che Putin ha preso il potere, non hanno mai conosciuto una Russia senza di lui, al contrario di noi. Non hanno rivendicazioni economiche, si battono contro le leggi che limitano internet e sì, anche la libertà di espressione. Certo anche loro chiedono una Russia più democratica, ma si tratta di giovani attivi soprattutto nella rete. Per questo dico che è una sotira tutta diversa, non possiamo parlare di loro in termini di società civile. Tuttavia, questa rappresenta una novità assoluta nella storia russa.
Uno degli scopi di Navalny era quello di mobilitare i giovani, c'è riuscito dunque?
No, anche Navalny non ha visto arrivare questa novità…Nessuno aveva previsto che ragazzi quindicenni avrebbero preso parte alle proteste di strada. Lo scopo di Navalny era quello di riattivare e risvegliare tutti quegli attivisti che avevano preso parte alle proteste 12 anni fa, riportarli in piazza di nuovo, mobilitarli anche per scopi elettorali. Ma gran parte del suo elettorato ieri non è sceso in strada, invece sono venuti molti giovani che non hanno nemmeno il diritto di voto! Nessuno si aspettava che sarebbe stata una generazione di cittadini così giovani a scendere in strada e questo è molto interessante.
L'opposizione ne esce rafforzata?
Esiste un'opposizione per così dire di regime, rappresentata nella Duma che è una falsa opposizione; quella antisistema invece è divisa frammentata e accomunata solo dall'opposizione a Putin. La mia previsione è che Open Russia, Kodorkhovsky e l’associazione anti corruzione di Navalny guadagneremo piano piano maggior spazio nel panorama politico russo, ma non molto presto, per lo meno non nei prossimi 5 anni. L'opposizione avrà un futuro luminoso quando il regime cadrà, ma non accadrà tanto presto, perché Putin non è intenzionato a lasciare il suo potere né l’anno prossimo né tra due…
Anna Valenti/Radiogiornale