Il punto

“Il migliore amico del popolo nordcoreano”

Il presidente russo a Pyongyang. Un viaggio che è un chiaro messaggio all’Occidente dopo il G7 e il vertice sulla pace del Bürgenstock - Obiettivo: rafforzare i rapporti di sicurezza

  • 18 giugno, 11:38
  • 19 giugno, 08:01
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Visioni comuni

  • reuters
Di: Lorenzo Lamperti

Vladimir Putin in Corea del Nord. Si sapeva da tempo che il presidente russo si sarebbe recato a Pyongyang, almeno sin da quando aveva ricevuto Kim Jong-un nei pressi di Vladivostok lo scorso settembre. Ma il tempismo scelto per la visita è un messaggio chiarissimo in risposta al summit del G7 e alla conferenza svizzera sulla pace in Ucraina che si sono svolti nei giorni scorsi. Putin segnala al G7 che non ritiene legittima la condanna arrivata dal vertice pugliese sull’approfondimento dei suoi legami militari con la Corea del Nord. A Kiev fa capire invece che non ha nessuna intenzione di aprire negoziati di pace alle condizioni di Volodymyr Zelensky. Pyongyang è infatti il più esplicito sostenitore della guerra russa, definita qualche giorno fa una “missione sacra” dal leader supremo Kim. Il sostegno non è solo politico, come nel caso della Cina, ma anche molto pratico, visto che secondo l’intelligence di Seul e degli Stati Uniti negli ultimi mesi avrebbero viaggiato circa novemila treni container tra Corea del Nord e Russia. Da una parte, armi e missili per sostenere lo sforzo bellico di Mosca. Dall’altra, soprattutto derrate alimentari per un Paese ancora più isolato del solito sull’onda lunga della pandemia di Covid-19.

Putin in Corea del Nord

Telegiornale 18.06.2024, 20:00

Dopo 24 anni

La visita di Putin è la prima di un leader russo a Pyongyang dopo 24 anni. Nel 2000, era stato sempre lui a visitare il cosiddetto “regno eremita”, all’epoca guidato da Kim Jong-il, il padre di Kim Jong-un. Erano però tempi di dialogo, sia tra Mosca e Occidente, sia tra le due Coree. Dialogo bruscamente interrotto negli ultimi anni. Nel vertice di mercoledì, ci si aspetta la firma di un trattato di cooperazione strategica. Un salto di qualità anche a livello formale nei rapporti tra i due Paesi, visto che al primo posto degli alleati di Pyongyang c’è sempre stata la Cina.

Rafforzare i rapporti di sicurezza

Il principale obiettivo della visita di Putin è rafforzare i rapporti di sicurezza. Difficilmente sarà formalizzata in pubblico un’alleanza militare, anche se il documento congiunto che firmeranno i due leader dovrebbe includere diversi passaggi sulla sicurezza. Kim ha invece tre obiettivi. Il primo: testare le sue armi sul campo di battaglia come non ha mai potuto fare sin qui, nonostante i numerosi lanci balistici degli ultimi anni. Il secondo: ottenere tecnologie per lo sviluppo del suo programma satellitare. Terzo: ricevere cibo e merci. Significativo in tal senso che oggi il Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del regime, pubblichi un lungo editoriale a firma di Putin dove, oltre ai ringraziamenti per il sostegno sull’Ucraina, viene proposto un sistema alternativo per gli scambi commerciali e i pagamenti. Lo scopo pare quello di aggirare le sanzioni internazionali contro Pyongyang, definite dal capo del Cremlino “illegittime”.

Tra le righe, potrebbe esserci un altro obiettivo che accomuna Putin a Kim: mostrare alla Cina che hanno entrambi autonomia strategica e che possono sviluppare un rapporto bilaterale che non per forza coincide con gli obiettivi di Pechino. Da qualche mese Putin viene descritto dai media di regime come il “migliore amico del popolo nordcoreano”, mostrando un cambio di priorità che potrebbe rappresentare anche un messaggio a Xi Jinping, che non ha mai avuto un rapporto idilliaco con Kim sin da quando decise di visitare prima la Corea del Sud invece che la Corea del Nord una volta diventato presidente. Interessante che proprio nel giorno dell’arrivo di Putin a Pyongyang, una delegazione cinese guidata dal vice ministro degli Esteri Sun Weidong sia a Seul per un vertice sulla sicurezza con il governo sudcoreano, il principale rivale di Kim.

Tensioni al confine tra le due Coree

D’altronde, per Pechino è cruciale il mantenimento dello status quo nella penisola coreana, mentre continuano ad aumentare le tensioni. Martedì mattina, diverse decine di soldati nordcoreani hanno attraversato il confine con la Corea del Sud. Si sono poi ritirati dopo che le truppe di Seul hanno sparato dei colpi di avvertimento. È la seconda volta che accade in pochi giorni. Contestualmente, diversi soldati nordcoreani sono rimasti uccisi o feriti dall’esplosione di alcune mine lungo la frontiera. Dopo la sospensione dell’accordo militare intercoreano del 2018, infatti, entrambe le parti hanno ripreso manovre militari interrotte negli ultimi sei anni. Le esplosioni sono avvenute mentre le truppe di Pyongyang erano impegnate nella costruzione di nuove fortificazioni nella cosiddetta zona demilitarizzata che separa le due Coree dagli anni Cinquanta.

La visita di Putin rischia di aggravare le tensioni. Da una parte, Seul teme possa rendere più audaci le azioni di Kim, che sente di avere un supporto esterno che gli è invece in larga parte mancato dalla Cina. Dall’altra parte, aumentano le preoccupazioni della Corea del Sud, dove non a caso aumentano le voci di chi chiede lo sviluppo di una propria deterrenza nucleare supplementare rispetto a quella garantita dagli Stati Uniti.

RG 8:00 del 18.6.2024 Il servizio di Lorenzo Lamperti

RSI Mondo 18.06.2024, 08:11

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