L’invasione dell’Ucraina, iniziata all’alba del 24 febbraio, ha colto di sorpresa anche gli abitanti della Russia. Dopo lo scoppio del conflitto, diverse persone – stranieri, ma anche russi – hanno deciso di lasciare il Paese, sia per gli effetti delle sanzioni economiche, sia per la paura dell’introduzione di una legge marziale. Pubblichiamo la testimonianza di F.B. (nome noto alla redazione), un ingegnere italiano che da anni viveva a Mosca, e che a una settimana dall’inizio della guerra ha deciso di lasciare il Paese. Il suo viaggio è durato tre giorni.
Non ero a Mosca quando è cominciata la guerra, ma ero ancora in Russia. Sentivo parlare di Ucraina da qualche settimana, ma non avrei mai pensato ad una simile evoluzione degli eventi. Ora ripenso ai segnali che avevo sottovalutato. Due settimane prima, chiacchierando con un amico russo, dicevo di essere un po’ sovraccarico di lavoro e lui mi rispondeva, scherzando: “Tra poco comincerà la guerra con l’Ucraina, puoi già smettere di pensare al lavoro, assicurati solo di aver messo da parte denaro a sufficienza”.
Il 24 febbraio, in strada ho sentito dei passanti parlare del crollo del rublo. Su Instagram, i miei amici russi dicevano di provare un senso di disgusto e di vergogna, e di essere spaventati dai piani della loro classe dirigente. Allora ho letto le ultime notizie: le forze armate russe erano entrate in Ucraina. Da quel momento, non ho potuto fare a meno di seguire quello che accadeva. Finché, visto l’aumentare di ora in ora delle tensioni tra Russia e Occidente, ho deciso di lasciare il Paese.
Tornato a Mosca, però, mi sono reso conto che era praticamente impossibile andare via in aereo. L’Unione Europea aveva già vietato il passaggio agli aerei russi ed i voli con scalo ad Istanbul, Belgrado e Dubai erano pieni per i 7 giorni successivi. Avrei potuto provare ad arrivare in Europa con due scali attraverso l’Asia centrale. Ma a quel punto ho pensato che sarebbe stato meglio attraversare il confine di terra con l’Estonia*.
Così, ho preparato le valigie, ho chiuso a chiave la porta del mio appartamento di Mosca e sono andato in treno a San Pietroburgo. La città dista circa 150 chilometri dall’Estonia e ci sono dei bus che la collegano con Tallinn. Anche i bus, però, erano tutti pieni per i due giorni successivi, quindi ho preso un taxi fino ad Ivangorod, la cittadina russa più vicina al confine. La Russia è divisa dall’Estonia dal fiume Narva e a Ivangorod c’è un piccolo ponte in cui il confine può essere attraversato anche a piedi. Con le mie due valigie, ho camminato fino all’altra sponda del fiume. Con me c’erano decine di altre persone – per lo più russi – che facevano la stessa cosa.
Intanto, su Telegram fiorivano i gruppi dedicati ai modi in cui lasciare la Russia. Sono comparse chat dedicate ad ogni Paese raggiungibile, in cui migliaia di persone chiedevano informazioni sui documenti necessari, sul rilascio dei visti e su eventuali cambiamenti delle regole per passare il confine. Instagram, invece, mostrava le proteste, gli arresti e le preoccupazioni delle famiglie che da giorni non riuscivano a contattare i propri figli impegnati nel servizio militare, mentre Facebook era stranamente silenzioso.
Dopo aver attraversato il confine, sono riuscito a trovare un bus per Tallinn, e da lì, dopo due giorni, mi sono spostato a Riga, dove ho trovato un volo per l’Italia. Mosca è stata la mia città per diversi anni. Ho lasciato lì i miei amici, la mia casa e il mio lavoro. Spero che la situazione possa migliorare e che un giorno io possa ritornarci, ma mi sono rassegnato all'idea che non succederà presto.
La fuga dalla Russia
Telegiornale 06.03.2022, 21:00
*La polizia di frontiera estone ha confermato alla RSI che dal 24 febbraio al valico di Narva i passaggi in entrambe le direzioni sono aumentati, con una media di circa 3'000 attraversamenti al giorno (prima della guerra erano 2'200). "La maggior parte di coloro che entrano in Estonia sono cittadini dell'UE che attraversano la frontiera via terra a causa dell'interruzione dei collegamenti aerei, ma sono aumentati anche gli attraversamenti della frontiera da parte di cittadini russi". Le autorità estoni confermano inoltre che le persone attraversano il confine anche a piedi, e spiegano che anche il movimento giornaliero verso la Russia è aumentato, per via di chi approfitta del calo del valore del rublo per fare acquisti.