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"Mio padre in Russia non crede alla guerra"

La storia di un ristoratore di Kiev: "I nostri parenti vittime della propaganda di Mosca" - Lanciata una campagna per telefonare in massa ai cittadini russi

  • 10 marzo 2022, 17:31
  • 20 novembre, 18:30
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SEIDISERA del 10.03.2022: il servizio di Elena Boromeo

RSI Info 10.03.2022, 20:45

  • foto: misha katsurin

"Era il terzo o quarto giorno di guerra quando mi sono reso conto che mio padre non mi aveva ancora chiamato. Ed era piuttosto strano perché avrebbe dovuto essere preoccupato. Poi ho capito che forse non sapeva che cosa stava succedendo per via della propaganda russa. Così ho deciso di chiamarlo io".

Misha Katsurin ha 33 anni ed è titolare di diversi ristoranti a Kiev. Dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina e i primi bombardamenti, si è messo in contatto con suo padre, un 58enne che vive in Russia. E - nell'incredulità - si è sentito rispondere che niente di tutto ciò che stava vivendo era vero.

"L’ho chiamato e gli ho detto che la guerra era iniziata, che la Russia aveva iniziato a bombardare e che stavo cercando di scappare per trovare un posto sicuro per i miei bambini. Lui ha iniziato a negare e a dirmi che in realtà la Russia mi stava aiutando a sconfiggere un Governo nazista che ha occupato il mio Paese", racconta Katsurin alla RSI.

"Mi ha detto anche che i soldati russi stavano distribuendo vestiti caldi e cibo alle persone, perché questo era quello che vedeva in televisione. Io ho provato a spiegargli che non era vero, che io ero lì e che potevo vedere le cose con i miei occhi, ma lui non capiva e insisteva con la sua versione dei fatti. Così l’ho salutato bruscamente e abbiamo chiuso la conversazione".

Dopo questa chiamata, Katsurin ha condiviso la sua esperienza con un post su Instagram, che in breve tempo è diventato virale. "Moltissime persone lo hanno condiviso e mi hanno scritto per dirmi che anche loro hanno zie, mamme e sorelle in Russia che non credevano alla guerra. Quindi ho capito che il problema era enorme", osserva.

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Così il 33enne, che adesso si è trasferito nell'ovest dell'Ucraina, ha deciso di realizzare un sito assieme ad alcuni colleghi di un'agenzia creativa per dare consigli su come parlare al telefono con i propri parenti che si trovano in Russia. La pagina si chiama "Papapover" ("Papà, credimi"), e la storia di Katsim in breve tempo è diventata conosciutissima, anche grazie a un articolo del New York Times.

"Chiediamo a tutti di chiamare i loro parenti, di essere calmi e pazienti, e di comprendere che non possiamo prendercela con loro perché anche loro sono vittime. Mio padre vuole ascoltarmi perché mi vuole bene, soltanto che non può capirmi perché la realtà che gli viene propinata è diversa. Quindi è necessario comunicare a piccoli passi", spiega Katsurin.

Qualche risultato, nel frattempo, è stato ottenuto: "Mio padre adesso ha capito che non si tratta di 'un’operazione speciale', bensì di una guerra, e che delle persone, dei civili, stanno morendo".

Quindi tuo padre ora ti crede? "Non al 100%, penso piuttosto al 5 o al 10%. La strada è lunga perché la propaganda ha lavorato in maniera professionale per 20 anni, e io non posso spezzarla con cinque telefonate. Ma ogni chiamata, ogni messaggio, e ogni screenshot mandato via WhatsApp è come un piccolo mattoncino di questo muro che viene rotto".

"Call Russia": sconosciuti che chiamano altri sconosciuti

Proprio per contrastare la narrazione del Cremlino, alcuni volontari hanno dato vita a un'iniziativa per tempestare di telefonate i cittadini russi e raccontare loro una versione dei fatti diversa rispetto a quella presentata dai canali ufficiali. Il sito "Call Russia", creato da alcuni professionisti in Lituania e rivolto a tutti i russofoni in giro per il mondo, mette a disposizione un elenco telefonico di 40 milioni di numeri di telefono russi da contattare in maniera casuale. "Io stesso ho parlato al telefono con dozzine di persone in Russia. Molto semplicemente, non sanno nemmeno che c'è la guerra", spiega Paulius Senuta, uno dei promotori del sito. "Non è facile parlare con loro perché per decenni gli sono state dette cose diverse. Poi dipende da chi trovi dall'altra parte della cornetta. Ci sono persone con atteggiamenti aggressivi che pensano che sia tutto un disegno dell'Occidente, e altre invece che sono gentili ma che si spaventano quando capiscono di cosa si parla". A due giorni dal lancio della campagna, fa sapere Senuta, sono state fatte circa 32'000 chiamate.

Elena Boromeo

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