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“Le ragioni degli azeri, ma la storia dice altro”

Aldo Ferrari, docente di storia del Caucaso alla Ca’ Foscari, sulla pagina conclusiva del conflitto in Nagorno-Karabakh

  • 4 ottobre 2023, 05:57
  • 4 ottobre 2023, 08:55
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Armeni in fuga da Nagorno-Karabakh

  • Keystone
Di: Paolo Rodari

“È vero che dal punto di vista del diritto internazionale gli azeri hanno ragione perché negli anni ‘20 del Novecento Mosca decise di collocare il Nagorno-Karabakh nell’Azerbaigian nonostante la schiacciante maggioranza della popolazione fosse armena. Ma gli armeni ricevettero uno statuto di autonomia e quindi la possibilità di restare nella regione sulla quale hanno abitato da secoli. Mentre oggi, con il brutale attacco azero, questa prospettiva di ricevere una forma di autonomia non esiste più e un intero popolo è stato costretto a lasciare per sempre case, chiese, terreni, cimiteri, luoghi familiari”.

Aldo Ferrari insegna lingua e letteratura armena, storia della cultura russa e storia del Caucaso e dell’Asia centrale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Fra i massimi esperti in Italia, presidente dell’Associazione per lo studio dell’Asia centrale e del Caucaso (ASIAC) e coordinatore dell’Osservatorio di Politica e Relazioni Internazionali (OPRI)”, parla di quanto sta avvenendo nel Nagorno-Karabakh, il piccolo territorio caucasico da sempre conteso fra armeni ed azeri.

Professore, perché l’Azerbaigian ha deciso di attaccare proprio ora?

“Perché sa di avere una posizione di forza che gli permette di farlo impunemente. Galleggia sul petrolio. Ha giacimenti di gas dai quali, fra l’altro, si serve pure l’Italia. Nessuno lo fermerà e infatti il risultato è stato che nel giro di poco tempo 120’000 armeni hanno lasciato il Nagorno-Karabakh senza mai più potervi fare ritorno”.

Sarebbe stato troppo rischioso per gli armeni restare?

“Quello che sta accadendo è una pagina storica che cambierà per sempre il destino di questo territorio. Ed è la pagina conclusiva. Quanto è stato fino ad adesso non sarà più. Gli armeni non potranno più avere uno statuto “altoatesino”, per fare un esempio. Non hanno alcun diritto, non sono una regione a statuto speciale insomma. Gli azeri hanno combattuto ed hanno vinto e gli sconfitti non possono fare altro che andarsene. Ma dobbiamo avere il coraggio di dire che questo avviene perché il paese vincitore è una dittatura agli ultimi posti nelle classifiche di libertà politica e di espressione. Il ruolo internazionale di Baku deriva soltanto da una ricchezza fondata su gas e petrolio”.

Però il diritto internazionale è dalla parte azera.

“Sì, certo, ma il diritto internazionale prevede anche l’autodeterminazione dei popoli. E adesso gli armeni del Nagorno-Karabakh sono un popolo in fuga, terrorizzato e privato di tutto, che non vedrà mai più le sue terre. E questo avviene senza che nessun paese della comunità internazionale dica nulla. Dieci mesi fa, quando gli azeri hanno iniziato a lasciare gli armeni senza cibo e medicinali per mezzo di un blocco del tutto illegale e disumano si era ancora in tempo per intervenire, ma nel mondo l’unica risposta è stata il silenzio a parte qualche sparuta protesta di singole personalità”.

Perché questo disinteresse?

“La risposta è che a molti paesi – e fra questi metto anche l’Italia – va bene così. Ma dobbiamo notare i due pesi e le due misure rispetto a quanto sta avvenendo in Ucraina. Giustamente per l’Ucraina certe cose vengono dette e certe azioni fatte, qui invece no. Il che dimostra che spesso la difesa dei diritti umani e del diritto internazionale è messa in campo dove vi è un interesse politico forte da parte di alcuni Stati. In ogni caso credo che da oggi abbia da temere molto anche la stessa Repubblica di Armenia perché l’Azerbaigian, appoggiato dalla Turchia, ha pretese anche sul suo stesso territorio. Insomma, tutto può accadere”.

L’Armenia non è protetta dalla Russia?

“Lo era. Ma da quando il governo armeno ha avuto una virata filo-occidentale a partire dal 2018 è divenuto sgradito a Mosca”.

Perché questa virata?

“Perché si commettono errori e l’Armenia in questo caso ha sbagliato nel voler guardare verso Occidente mentre solo il forte rapporto con la Russia la proteggeva davvero. Però un grande Paese che commette degli errori anche gravi ha modo di recuperare, mentre se sbaglia un paese piccolo come l’Armenia questo può anche non essere possibile”.

L’Italia potrebbe fare di più?

“Si, perché afferma d’essere un Paese democratico e che difende la democrazia, ma non fa né dice nulla perché importa dall’Azerbaigian gas e petrolio. A quanto pare questo sembra far passare in secondo piano ogni considerazione di altro genere”.

Sappiamo che la Turchia è alleata con l’Azerbaigian. Ma gli Stati Uniti non potrebbero intervenire?

“Qualche parlamentare americano ha protestato pubblicamente, ma nessuno si è mosso davvero a livello governativo. Negli Stati Uniti come nel resto del mondo ci sarebbe bisogno di una reazione politica rapida ed efficace di fronte alla brutale aggressione dell’Azerbaigian, ma nulla di tutto questo sembra stia avvenendo. Credo che questo sia una tragedia e una vergogna al tempo stesso”.

Nagorno-Karabakh, continua l'esodo dei profughi

Telegiornale 03.10.2023, 12:40

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