“Sono tra coloro che per primi dovranno dare delle risposte. Un governo ha la responsabilità di proteggere i cittadini. Le risposte arriveranno dopo la guerra”. Sono parole del premier israeliano Beniamin Netanyahu, criticatissimo in patria e questo già prima del 7 ottobre, data dell’attacco a Israele di Hamas. Un mese dopo qual è l’indice di popolarità di Netanyahu? Seidisera lo ha chiesto a Michele Giorgio, giornalista e collaboratore della RSI in Israele.
“Netanyahu è in grandissima difficoltà. Tutti i sondaggi lo danno in forte calo ed era inevitabile con quello che è accaduto. Il dato significativo è che lo stanno abbandonando anche a destra. Un giornale come Israel HaYom, che lo ha sempre sostenuto in tutte le sue stagioni politiche, adesso gli chiede di farsi da parte non appena la guerra sarà finita. Ed è quello che probabilmente anche molti elettori del Likud, il suo partito, gli chiedono perché ha fallito. Quindi ci vogliono – e questo lo pensano un po’ tutti gli israeliani – uomini nuovi. Chi lo sostiene ancora è l’area dell’estrema destra, ovvero i partiti che lo hanno appoggiato e gli hanno permesso di vincere le elezioni di un anno fa. Guardano ancora a lui come a un punto di riferimento e questo perché non hanno alternative”.
Si intravedono già altre personalità che sembrano poter incarnare il dopo Netanyahu, o è troppo presto, in un paese in guerra...
“Sicuramente Benny Gantz, uno dei leader dell’opposizione, che di recente è entrato nel Gabinetto di guerra di Israele proprio con Netanyahu. In tutti i sondaggi è dato in fortissima crescita insieme al suo partito. È un ex capo di Stato Maggiore ed è considerato un militare molto capace. Rassicura molti israeliani soprattutto di quest’area di centro destra. Dovessero tenersi elezioni subito dopo la guerra è probabile che Gantz risulterà essere l’uomo politico più popolare e il suo partito il primo del Paese a danno del Likud di Netanyahu”.