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“Trump sapeva di mentire”

La commissione che indaga sull’assalto a Capitol Hill: “Frodati anche i suoi stessi sostenitori” – L’ex presidente: “Una caccia alle streghe”

  • 14 giugno 2022, 12:08
  • 20 novembre, 15:43
02:20

RG 7.00 del 14.06.2022 - Il servizio di Andrea Vosti

RSI Info 14.06.2022, 11:45

  • keystone
Di: ATS/AFP/dielle 

La commissione del Congresso americano che indaga sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, nella seconda audizione pubblica, ha fornito lunedì una cronologia di come Donald Trump abbia cercato di mantenere il potere dopo la sconfitta alle presidenziali del 2020, affermando che le elezioni gli sono state "rubate", nonostante le ripetute smentite fornitegli dai suoi fedelissimi, tra cui il ministro della Giustizia William Barr.

“Il team di Donald Trump sapeva che non c'erano le basi legali per rovesciare l'esito del voto”, ha riassunto la deputata Liz Cheney, una dei due repubblicani a sedere nella commissione d'inchiesta. Eppure il presidente è andato avanti con i suoi piani per il 6 gennaio.

"Già prima delle elezioni, il signor Trump aveva deciso che, a prescindere dai fatti e dalla verità, se avesse perso le elezioni, avrebbe affermato che erano state truccate", ha riferito Zoe Lofgren, membro democratico della commissione che cerca di far luce sulle responsabilità dell'ex presidente repubblicano nell'attacco al Congresso degli Stati Uniti da parte dei suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.

Dopo quasi un anno di indagini la commissione ha fornito un resoconto dettagliato delle manovre di Trump tra la sera delle elezioni presidenziali e l'assalto al Campidoglio.

L'avvocato di Trump Giuliani "chiaramente ubriaco"

Poco dopo la chiusura delle urne il 3 novembre 2020, Joe Biden e Donald Trump erano testa a testa. "Stava diventando chiaro che le elezioni non sarebbero state decise quella notte", ha confidato Ivanka Trump, figlia e consigliera dell'ex presidente nella testimonianza rilasciata alla commissione.

Tuttavia, poco prima delle 2.30, Donald Trump si è presentato alle televisioni americane dal salone della Casa Bianca. "Onestamente, abbiamo vinto le elezioni", ha detto, nonostante lo spoglio fosse ancora in corso. "Era troppo presto per prendere tale tipo di decisione", ha dichiarato in audizione Bill Stepien, responsabile della campagna elettorale di Donald Trump, al gruppo di funzionari.

Una delle uniche persone che ha incoraggiato il presidente nel suo approccio quella sera è stato il suo avvocato personale, Rudy Giuliani, che, per uno dei consiglieri del presidente che ha testimoniato davanti alla commissione, era "chiaramente ubriaco".

Insomma, se il primo “ring” di giovedì scorso, seguito in diretta televisiva da 20 milioni di americani, si era concentrato sull'assalto al Congresso del 6 gennaio, nel secondo la commissione parlamentare ha provato a dimostrare un'accusa ancor più pesante quando parlava di elezioni rubate, ossia Trump sapeva di mentire.

Una bugia che quest'ultimo avrebbe utilizzato anche per frodare i suoi stessi sostenitori. Nelle settimane successive al voto, come ha rivelato una consulente della Commissione, la campagna a suo favore avrebbe infatti raccolto oltre 250 milioni di dollari di donazioni allo scopo di combattere i brogli elettorali che sapeva essere privi di qualsiasi fondamento.

La terza audizione pubblica è in programma già oggi (martedì) e la commissione d'inchiesta sul 6 gennaio promette nuove rivelazioni sulle pressioni fatte dall'ex presidente sul Dipartimento di Giustizia.

Trump: “Parodia della giustizia”

Da parte sua l’ex presidente ha attaccato la commissione d'inchiesta della Camera sul 6 gennaio definendo i lavori una "parodia di giustizia" e una "caccia alle streghe".

Sulla sua piattaforma social Truth l'ex presidente prende di mira anche il suo ex ministro della Giustizia William Barr, che a suo avviso "non ha avuto il coraggio di perseguire le frodi elettorali" perché "aveva paura di essere messo sotto impeachment".

La deposizione di Barr è stata devastante per l'esponente repubblicano poiché ha confermato di avergli ripetutamente assicurato che le sue accuse di brogli erano infondate e risibili. "Questa farsa è un tentativo spudorato di distogliere l'attenzione del pubblico dalla verità... che gli americani sono andati in massa a Washington il 6 gennaio 2021 per chiedere conto ai loro eletti dei segni evidenti di attività criminale durante le elezioni", ha scritto Trump.

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