A Hong Kong elezioni già scritte, crolla l’affluenza

A Hong Kong si è votato ieri, domenica, per le elezioni distrettuali. La vittoria dei candidati della maggioranza filocinese era scontata, dopo l’esclusione dalla corsa delle forze pro democrazia. Le autorità cercano intanto di eliminare qualsiasi forma di opposizione, anche al di fuori della politica.

“Tutti a votare per una comunità migliore” è la frase più ricorrente dei tanti video promozionali del governo di Hong Kong in cui si chiedeva di andare alle urne per le elezioni distrettuali. Era il primo voto per soli patrioti cinesi: dopo la riforma della legge elettorale del 2021, Hong Kong è infatti rimasta di fatto senza opposizione. Per candidarsi alle 18 aree amministrative serviva il via libera del governo locale, sempre più sotto il controllo di Pechino.

I consiglieri eletti dal popolo si sono poi ridotti da 462 a 88, tutti gli altri sono nominati dalle autorità, che puntavano comunque ad avere una buona affluenza alle urne per dare una parvenza di legittimità al voto. Pullman organizzati, sussidi ai centri anziani, mascotte e concerti non sono però bastati: l’affluenza è stata del 27,5%, la più bassa di sempre. A mancare sono stati soprattutto i giovani, disillusi dopo la repressione delle proteste e l’introduzione della legge di sicurezza nazionale.

Proprio nei giorni scorsi è iniziata l’ultima fase del maxiprocesso contro 47 attivisti pro-democrazia accusati di sovversione. Una delle star delle proteste, Agnes Chow, è fuggita in Canada mentre era in libertà provvisoria. “Lei e i fuggitivi saranno perseguiti per tutta la vita”, ha minacciato il governatore John Lee.

Anche ieri, a urne aperte, sono stati arrestati tre membri della Lega dei socialdemocratici che avevano inscenato una protesta. Un diritto che a Hong Kong non esiste ormai più.