“Ringrazio tutti. Ringrazio il governo, e tutti quelli che mi hanno tirato fuori”. Queste le parole di Cecilia Sala rivolte ai cronisti dalla macchina rientrando a casa sua a Roma mercoledì sera. Nessun altro commento da parte della collaboratrice di Chora Media ai colleghi fuori dalla sua abitazione, entrata poi direttamente nel parcheggio interno del palazzo con l’auto per poi salire nell’appartamento.
La giornalista liberata a Teheran ha lasciato in serata l’aeroporto di Roma Ciampino dove era atterrata alle 16.15 con un aereo della Presidenza del Consiglio italiano. In un locale dell’aeroporto, secondo quanto si è appreso, la collaboratrice imprigionata 21 giorni in Iran è stata prima di ogni cosa sentita dal Raggruppamento operativo speciale (Ros), il Reparto investigativo dell’Arma dei carabinieri su mandato della magistratura.
La soddisfazione del ministro degli Esteri
“È una ragazza giovane e anche una giornalista brillante, che ha una bella carriera davanti a sé, va incoraggiata, ma a volte serve anche prudenza”, ha riferito il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani. “Però era soddisfatta di aver riabbracciato i genitori, avere visto i suoi colleghi, è stata accolta dal presidente del Consiglio, io ero lì a salutarla insieme ai familiari. Credo una bella accoglienza senza tanto clamore, ma abbiamo coronato un lavoro sotterraneo che è durato tutte le vacanze di Natale”, ha sottolineato.
“Per la sorte di Cecilia Sala non abbiamo mai temuto - ha proseguito il responsabile della Farnesina intervistato in serata dalla radiotelevisione italiana - ma abbiamo temuto che le trattative potessero andare per le lunghe. Ma siamo riusciti con un lavoro di squadra - diplomazia, governo, intelligence - ad accelerare i tempi e alla fine da 2-3 giorni si era capito che eravamo quasi arrivati alla conclusione della vicenda. Stanotte si è conclusa di fatto la trattativa, il prefetto Giovanni Caravelli, direttore dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), è andato a prenderla a Teheran”.
La reazione della Casa Bianca
“Il caso di Cecilia Sala è stata una decisione del governo italiano ed è Roma che deve rispondere a domande specifiche”. Questo il commento del consigliere per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti. “È stata una decisione italiana, dall’inizio alla fine”, ha ribadito Kirby sottolineando che “sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente persone provenienti da molti altri Paesi, spesso per utilizzarle come leva politica e ognuno di loro dovrebbe essere rilasciato adesso”. “Il lavoro fondamentale svolto dai giornalisti, compreso quello di Cecilia Sala, per informare il pubblico spesso in situazioni incredibilmente pericolose come questa, dovrebbe essere protetto da qualsiasi governo”.
Cosa cambia ora per Mohammad Abedini Najafabad
Con la liberazione di Cecilia Sala si avvicina in modo sempre più concreto una possibile soluzione anche per il caso di Mohammad Abedini Najafabadi, l’iraniano fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, e ora detenuto a Opera. Soluzione che potrebbe passare anche attraverso la scarcerazione, che però dovrebbe essere decisa a livello politico.
Dal Palazzo di Giustizia di Milano, dopo la notizia della liberazione della reporter, hanno spiegato che sul caso dell’ingegnere 38enne non c’è alcuna “novità al momento”, aggiungendo: “Solo grande soddisfazione” per la liberazione. Anche il legale di Abedini, Alfredo De Francesco, ha affermato di essere “molto contento per il ritorno a casa di Cecilia“ sottolineando però di doversi concentrare “sulla vicenda del mio assistito e lavorare al meglio” in vista dell’udienza del 15 gennaio in cui si discuterà la richiesta, avanzata a fine anno, dei domiciliari senza braccialetto elettronico e in un appartamento di proprietà del consolato iraniano a Milano. Negli ambienti giudiziari si attende ora la mossa di Carlo Nordio: il ministro della Giustizia soltanto, infatti, secondo la legge italiana, può decidere l’eventuale scarcerazione e risolvere il complicato scenario che si è venuto a creare.
Quanto ai tempi, non essendo possibile fare previsioni di sorta, c’è chi dice che la decisione potrebbe arrivare tra qualche giorno e chi, più prudentemente, sostiene che una soluzione potrebbe concretizzarsi dopo l’udienza fissata tra una settimana. Infine, l’ulteriore ipotesi riguarda le carte che gli Stati Uniti manderanno da Boston a sostegno delle accuse mosse ad Abedini in vista della richiesta di estradizione: soltanto dopo aver visto e analizzato la documentazione statunitense, potrebbe essere presa la decisione.
Comunque, con una eventuale richiesta del ministro della Giustizia, la Corte dovrà disporre immediatamente la liberazione del 38enne. Istanza, prevista dal codice di procedura penale, che starebbe a significare che il ministero non vuole più dare seguito alla richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. E dunque, Abedini uscirebbe dal carcere milanese di Opera e potrebbe rientrare in Iran e il procedimento di estradizione in Italia si estinguerebbe.
Anche da Teheran, fonti qualificate del ministero degli Esteri della Repubblica Islamica, si auspicano che l’ingegnere “torni presto a casa”. Con l’augurio, però, che l’Italia non si faccia coinvolgere nella vecchia guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran”.
L'Iran libera la giornalista Cecilia Sala
Telegiornale 08.01.2025, 20:00
La liberazione di Sala vista dall'Iran
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