La Turchia intensifica l’offensiva militare contro la città siriana di Afrin, ormai accerchiata e vittima degli incessanti bombardamenti di Ankara. L'enclave curdo-siriana potrebbe così cadere molto presto.
“Mi auguro che Afrin casa entro questa sera”, sono le parole che ha pronunciato mercoledì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Un auspicio che non si è concretizzato, ma l’operazione militare della Turchia contro i curdi nel nord della Siria è arrivata ad un punto cruciale: ieri sera i caccia hanno bombardato massicciamente la città, principale centro abitato del cantone curdo-siriano al confine con la Turchia, obiettivo di una campagna militare che va avanti dal 20 gennaio.
Secondo l’esercito turco, sono quasi 3'500 i militanti curdi siriani neutralizzati dall’inizio dell’operazione. Ankara li combatte in quanto ritenuti terroristi, poiché legati ai curdi di Turchia del PKK.
In meno di due mesi l’esercito turco è riuscito a penetrare nel cantone; ha perso una quarantina di soldati ma circonda ora la località.
“Non abbiamo mai colpito civili”, ha assicurato Erdogan, ma i rapporti di Amnesty International parlano di almeno 93 civili uccisi da quando l’operazione è iniziata. Per la Mezzaluna Rossa curda, decine di migliaia di civili sono ancora nel centro abitato e l’’attacco turco su Afrin potrebbe diventare l’ennesima tragedia umanitaria in sette anni di guerra in Siria.
RG-Filippo Cicciù/ludoC