Nuova tegola sul governo Meloni. La Corte penale internazionale dell’Aia ha avviato un fascicolo di indagine sull’operato dell’esecutivo italiano per “ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma” in relazione alla vicenda del generale libico Najeem Osama Almasri Habish (comandante della polizia giudiziaria libica, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità), arrestato in Italia ma poi subito scarcerato e portato in Libia addirittura con un volo di Stato italiano. Lo scrive il quotidiano Avvenire nella pagina online .
Nella denuncia ricevuta dall’Ufficio del Procuratore, che l’ha trasmessa al cancelliere e al presidente del Tribunale internazionale, sono indicati i nomi della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro della Giustizia Carlo Nordio e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
“Secondo l’accusa - si afferma nell’articolo -, nella quale Meloni, Nordio e Piantedosi sono indicati come “sospettati”, i rappresentanti del governo italiano non hanno provveduto a consegnare il generale Almasri Habish alla Corte penale internazionale: “Hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”.
Ieri (mercoledì) la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, aveva replicato duramente alle parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che aveva cercato di ricostruire e giustificare davanti al Parlamento la scarcerazione di Almasri: “Lei non ha parlato da ministro ma da avvocato difensore di un torturatore”. “Il ministro deve trasmettere gli atti” della Corte Penale Internazionale - ha aggiunto Schlein - “lei accusa noi di non aver letto le carte, ma lei non ha letto la legge, ministro Nordio, e l’ha violata davanti al Paese”. “Meloni ha mandato i suoi ministri in Aula, un atteggiamento da presidente del coniglio, non del consiglio. Doveva esserci lei qua, perché quello che hanno detto i ministri non è una risposta”, ha detto Schlein.
Il caso Almasri, cosa è successo
La Corte penale internazionale (CPI), lo scorso 18 gennaio aveva notificato - a maggioranza - il mandato di arresto per il generale libico bloccato in Italia il 19 e poi scarcerato. La scarcerazione aveva scatenato le reazioni delle opposizioni contro il governo Meloni: accusano l’esecutivo di aver liberato “un torturatore” mandandolo a casa con un volo di Stato.
Nel dispositivo della pre-trial Chamber della CPI si legge che nel carcere libico di Mittiga (Tripoli), diretto da Osama Njeem Almasri, dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e che 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie. Almasri, secondo i giudici dell’Aja, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.
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