Lungo il corridoio dell’America for Tax Reform ci sono le fotografie del suo fondatore e di Ronald Reagan. Il 68enne Grover Norquist è il più reaganiano tra i lobbisti di Washington e, anche nell’era Trump, il suo pensatoio, think thank, fondato nel 1985 detta l’agenda dei Repubblicani al Congresso sulle imposte.
Lui considera le maggioranze a Camera dei Rappresentanti e Senato più importanti della Presidenza, ma si dice stupito e ammirato dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump, “Preparato, organizzato, aggressivo - ammette - c’è il lavoro di anni nel primo mese di presidenza. Le sue nomine sono state confermate velocemente dal Senato, è in controllo del governo e il lavoro fatto con il Dipartimento di Giustizia e i limiti alla spesa sono ottimi”.
La foto con Reagan
Fedele al credo conservatore sullo stato leggero e a una politica mirata del “Starve the Beast” (per privare il governo federale delle entrate per costringerlo a ridurre la spesa), Norquist guarda con favore l’intervento trumpiano di snellire drasticamente l’amministrazione pubblica. “I democratici hanno creato tutta questa burocrazia e l’hanno riempita con i loro uomini, dicendo che “questa è la democrazia”, spiega, prima di infervorarsi un po’… “No, non lo è. Non c’è nulla di democratico in una burocrazia! È antidemocratica! Nessuno li ha eletti!”. Per questa ragione loda Elon Musk e il muscoloso operato del suo DOGE, Dipartimento per l’efficienza governativa: “A differenza dei Democratici, Trump e i repubblicani trattano chi fa impresa con rispetto, non con disprezzo. Ogni volta che Musk guadagna un dollaro, le sue azioni salgono e ci sono milioni di americani che ne possiedono una quota, nelle loro pensioni e nei loro risparmi di una vita. E così stanno meglio”. Non la preoccupano, chiediamo per il Telegiornale RSI, il potere e la libertà di azione di Musk? In fondo nessuno l’ha eletto… “Ogni dipendente dell’IRS (la divisione del fisco) ha accesso a dati molto più sensibili e neppure lui è stato eletto”, replica Norquist. “Elon Musk è stato nominato da un Presidente che è stato eletto per svolgere un lavoro, mentre quei burocrati non li ha eletti nessuno. Nessuno!”.
Non tutta l’azione di Donald Trump merita elogi. La politica dei dazi non piace al presidente dell’America for Tax Reform. “I dazi sono tasse per le nazioni che le impongono, fanno aumentare il prezzo della merce importata”. Il Presidente sembra usare le tariffe doganali soprattutto come mezzo di pressione? “Penso che quello di Trump sia un errore. Usa i dazi come minaccia, ma funziona poco... per lui è quasi una dipendenza e lo farà di nuovo. Ma in una guerra commerciale le vittime sono causate dal fuoco amico. Si fa male solo a sé stessi”.
Ma è la riforma fiscale che sta a cuore a questo guru della destra. Norquist ricorda che da quando inventò di far firmare a ogni candidato repubblicano il “giuramento antitasse” (nel 1994, dopo la sconfitta di Bush), il GOP - “Grand Old Party” – ha avuto la maggioranza al Congresso in 18 degli ultimi 32 anni, (56%), alla Camera addirittura in 24 degli ultimi 32 anni.
Massimiliano Herber, corrispondente RSI dagli USA e Grover Norquist durante l’intervista per il Telegiornale RSI
Alla luce della doppia maggioranza, Camera e Senato, guarda con fiducia il dibattito al Congresso su una nuova riforma fiscale, anche se la Camera dei Rappresentanti pare indirizzata a confermare solo lo statu quo con una manovra da 4,500 miliardi. “Il Senato sistemerà tutto, rassicura Norquist, e avremo un buon taglio delle tasse [n.d.r.: una manovra da 5,500 mia USD], almeno pari al primo di Trump, ma ricordate che quei tagli fiscali sono durati solo 10 anni. Questi saranno permanenti”.
Cambiamenti permanenti, duraturi. ““Permanente” è una parola difficile in politica ma se l’economia crescerà fino alle elezioni di Midterm, potremo usarla”, chiosa Norquist. Dopo un mese della seconda presidenza Trump, a destra cresce la convinzione della possibilità di avere un governo diverso, un Paese differente. Maggioranza repubblicana al Congresso permettendo.