Il giorno dopo la celebrazione da parte del presidente russo Vladimir Putin dell'annessione delle quattro regioni ucraine occupate da Mosca, sul terreno la situazione è pesantemente condizionata da bombardamenti, da attacchi aerei e anche dai droni kamikaze che l’esercito russo sta utilizzando in particolare contro la città di Odessa e nelle zone a ridosso di quelle appena annesse.
Proprio a Odessa si trova l'inviato RSI Pierre Ograbek, raggiunto per farci descrivere la situazione nella regione.
La giornata è iniziata con un doppio attacco missilistico russo contro una zona industriale della città. È stata colpita una stazione elettrica; i due missili hanno anche danneggiato diversi stabili attorno all’obiettivo. Qui, in riva al Mar Nero, si guarda con ancor maggiore apprensione verso il cielo. Nel corso di questi 7 mesi di guerra ci sono stati diversi attacchi missilistici, dei bombardamenti, ma ora sono apparsi i droni-kamikaze di fabbricazione iraniana, di cui Mosca si è dotata.
Finora si era speculato, non poco, sull’affidabilità di questi mezzi. Sembrava che la tecnologia iraniana non fosse sufficientemente affidabile. Alla prova dei fatti però qui alcuni droni sono andati a segno – in particolare nella zona del porto. Altri velivoli sono invece stati abbattuti dall’esercito ucraino (è capitato pochi giorni fa, per esempio). Quello dei droni è un ambito particolare: all’inizio della guerra l’Ucraina era riuscita in qualche modo a marcare dei punti a proprio favore, utilizzando i droni Bayraktar, di fabbricazione turca, di cui continua a rifornirsi e che permettono degli attacchi piuttosto precisi. Ora sono apparsi anche i droni iraniani, che sembrano sfuggire con una certa facilità ai radar... Non c’è sempre il tempo per lanciare l’allarme aereo, per mettersi al riparo. Un grattacapo in più, qui a due passi dalle zone occupate dai russi.
Si, assolutamente. Lungo tutta la fascia meridionale dell’Ucraina si sono registrati attacchi più pesanti. Città come Dnipro e Zaporizhia, finora relativamente poco toccate dagli attacchi, hanno subito dei bombardamenti più devastanti. Basti citare quello di due notti fa, ad una stazione dei bus di Dnipro, oppure il sanguinoso attacco di ieri (venerdì) a un convoglio umanitario che da Zaporizhia stava andando verso i territori occupati dai russi. Una trentina i morti.
Due località, queste, particolarmente importanti in quanto crocevia di profughi e di gente in fuga dalle zone del fronte, oltre che punto di partenza per portare degli aiuti a chi non vuole andarsene dalle zone più vicine ai combattimenti. A sud di Zaporizhia c’è la grande centrale nucleare di Energodar. Ebbene, oggi l’agenzia ucraina per l’energia atomica fa sapere che il direttore degli impianti sarebbe stato rapito dai soldati russi, che occupano la centrale. Più a ovest c’è la città di Kryvyi Rig (dove è nato e cresciuto il presidente ucraino Zelensky). Anche lì gli attacchi si sono intensificati, nonostante si trovi un po’ più distante dal fronte.
E poi, più vicina a noi, qui accanto, c’è la città di Mykolaiv, che sta ormai diventando anche lei una sorta di città martoriata. Bombardata quotidianamente, anche nelle zone residenziali; con diverse vittime civili. E poco distante c’è Kherson, città occupata dalla Russia, ma ora messa alle strette dall’artiglieria ucraina che tenta di tagliarne le linee di rifornimento. Risulta difficile attualmente capire quanto l’Ucraina stia avanzando, qui al sud. Ci sono poche informazioni, anche da parte russa. I dati più certi sono quelli dei crateri rimasti finora sul terreno, oppure delle facciate sventrate degli edifici, centrate dai missili.
Questo dunque per quanto concerne Odessa, dove ti trovi attualmente. Tutt’attorno la situazione si è pure fatta più preoccupante?
Un altro convoglio di civili colpito, almeno venti morti
Venti civili ucraini sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco nella regione di Kharkiv nel nordest del Paese mentre stavano lasciando la zona in auto. Lo afferma il governatore locale Oleh Syniehubov, citato dalla AP online. Tre le vittime ci sono almeno dieci bambini, ha riferito il capo dei servizi di sicurezza (Sbu) di Kiev, Vasily Malyuk, citato dall'Ukrainska Pravda.
L'attacco - si tratterebbe del secondo convoglio di civili colpito negli ultimi due giorni - sarebbe avvenuto nel distretto di Kupiansy. "Un atto crudele che non può essere giustificato", ha detto Syniehubov.