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Armeni e azeri, riparte la guerra

Bombardamenti e vittime tra i civili nella regione autonoma e contesa del Nagorno Karabakh

  • 28 settembre 2020, 00:08
  • 22 novembre, 18:28
Immagine d'archivio

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  • Keystone
Di: ATS/M. Ang. 

È riesplosa la guerra nel Nagorno Karabakh, in un crescendo di violenza e tensione, che rischia di allargarsi ben oltre le montagne della regione autonoma contesa e i confini dei due Stati nemici, Armenia e Azerbaigian.

Le ultime informazioni parlano di bombardamenti e di almeno 23 morti: l'esercito azero ha comunicato l'uccisione di 16 uomini delle truppe separatiste armene, fonti ufficiali di Baku parlano della morte, durante i combattimenti, di cinque persone della stessa famiglia.

Un'immagine dei bombardamenti in corso

Un'immagine dei bombardamenti in corso

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Il conflitto, che era congelato dal 1994, si è riacceso improvvisamente la notte scorsa, quando l'esercito azero ha bombardato le postazioni delle forze indipendentiste armene che avevano attaccato e poi ha lanciato una controffensiva. Immediatamente i separatisti armeni hanno proclamato la legge marziale e la "mobilitazione generale". A distanza di qualche ora Armenia e Azerbaigian hanno fatto lo stesso.

Quella attuale è la peggior crisi armeno-azera degli ultimi anni, comunque segnati da incidenti continui anche dopo l'accordo di cessate il fuoco del 1994 mediato dalla Russia. Sono stati almeno 30'000 i morti lasciati sul campo dalla guerra combattuta dalle due ex repubbliche sovietiche caucasiche negli anni Novanta, dopo che i separatisti armeni hanno preso il controllo della regione azera del Nagorno Karabakh nel 1991. E che è restata di fatto in mano armena.

Stati Uniti, Francia e Russia - che guidano la mediazione del gruppo di Minsk - non sono mai riusciti a far firmare un pace vera a Baku e Erevan e a porre fine a un conflitto esploso in maniera plateale dopo il crollo dell'Unione Sovietica, ma che affonda le radici molto più lontano, nel confronto tra cristiani armeni e musulmani azeri, segnati da influenze turche e persiane. Non a caso le prime reazioni sono arrivate dai rispettivi sponsor, oltre che dall'Unione europea.

Il presidente russo Vladimir Putin, che ha parlato al telefono con l'amico premier armeno, ha detto che "è importante fare tutti gli sforzi necessari per evitare un'escalation del conflitto". La Turchia, con un comunicato del ministero degli Esteri, ha condannato "con forza l'attacco armeno contro l'Azerbaigian che ha provocato vittime civili", ribadendo "il suo pieno appoggio" a Baku. Mentre dall'Iran è arrivata la disponibilità a mediare per un negoziato mirato al cessate il fuoco.

L'Unione europea, attraverso il presidente del Consiglio Charles Michel, ha invocato lo stop "con urgenza" dell'azione militare e il Comitato internazionale della Croce Rossa è pronto a fare da intermediario.

01:17

RG 12.30 del 27.09.20 - Il servizio di Giuseppe D'Amato

RSI Info 27.09.2020, 17:50

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