Il 108° giorno d’invasione russa dell’Ucraina è iniziato con i combattimenti che continuano cruenti nell’est del Paese. L’arrivo di armi più avanzate ha consentito ai soldati di Kiev di difendere le posizioni e contrattaccare, tanto che Igor Fedorov, sindaco di Zaporizhia (grosso centro industriale che a lungo è stato l'obiettivo di chi fuggiva dalla Mariupol rasa al suolo dai russi) ha riferito sabato che l’esercito ucraino ha respinto i soldati del Cremlino, facendoli arretrare di 5-7 chilometri dal centro della città.
Fedorov, infatti, citato dal quotidiano Kiev Independent, ha spiegato che questo è il risultato di due settimane di aspre battaglie e che, a suo avviso, presto si arriverà alla liberazione di Melitopol. Ma intanto l’artiglieria russa resta ancora abbondante al fronte e quest'inferiorità numerica impedisce ai difensori di guadagnare terreno e consolidare le posizioni.
E mentre i suoi soldati scavano trincee, nel suo videomessaggio giornaliero il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che "combattimenti molto feroci continuano nel Donbass. La Russia vuole distruggere ogni città, ma l'esercito ucraino sta facendo di tutto per fermare le azioni aggressive degli occupanti. Per quanto possibile. Fin quando ci saranno armi pesanti e artiglieria moderna: tutto ciò che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere ai nostri partner".
Zelensky ha ricordato di aver incontrato a Kiev anche il segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, con il quale ha discusso "come si può fermare l'aggressione russa, come privare Mosca del potenziale offensivo, quali altri rifornimenti sono necessari per il nostro esercito. Gli inglesi", ha rimarcato il capo di Stato di Kiev, "stanno dimostrando una vera leadership in materia di difesa".
Kiev e Londra unite per salvare i condannati a morte
Del resto, la collaborazione tra Kiev e Londra si estende saldamente pure nell’impegno per salvare i due cittadini britannici che, insieme a un commilitone marocchino, sono stati catturati dalle truppe d’invasione di Putin e successivamente processati e condannati a morte da un tribunale dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, entità inesistente per il mondo intero tranne che per Mosca.
Tale concetto l’ha ribadito venerdì sera il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha condannato il "processo farsa" organizzato dalla Corte di Donetsk. "In quanto combattenti – ha scritto Kuleba su Twitter -, sono protetti dal diritto umanitario internazionale e devono essere trattati di conseguenza. L'Ucraina - aggiunge - continuerà a collaborare con il Regno Unito per garantire il loro rilascio".
Venerdì il ministro degli Esteri britannico Liz Truss ha parlato con Kuleba "degli sforzi per assicurare il rilascio dei prigionieri di guerra detenuti dai filorussi, affermando che "la sentenza contro di loro è una grave violazione della Convenzione di Ginevra". E già venerdì l’ONU, tramite la portavoce Ravina Shamdasani, aveva definito “tali processi contro i prigionieri di guerra un crimine di guerra".
L'Eliseo punta a liberare il porto di Odessa
E per quanto riguarda la “guerra parallela” legata al blocco del commercio dei cereali ucraini da parte della Russia, che però s’impadronisce di milioni di tonnellate di orzo, grano e altri prodotti (compreso l’acciaio) per rivenderli a Stati compiacenti, la Francia ha dichiarato venerdì di esser pronta ad aiutare a revocare il blocco del porto ucraino di Odessa, al fine di sbloccare i cereali all'origine di una crisi alimentare mondiale. "Siamo a disposizione delle parti affinché, in sostanza, si ponga in essere un'operazione che consenta l'accesso al porto di Odessa in tutta sicurezza, ovvero far passare le imbarcazioni nonostante il mare sia stato minato", ha reso noto un consigliere del presidente Emmanuel Macron.