I procuratori le avevano persino offerto l’immunità, ma l’ex analista dell’esercito Chelsea Manning ha comunque deciso di non rispondere alle domande del gran giurì, che sta indagando sulle attività di Wikileaks. Nel 2010 Manning riusci a trasmettere migliaia di documenti segreti del pentagono all’organizzazione di Julian Assange, svelando l’uccisione di nella guerra in Iraq, e rendendo pubbliche le comunicazioni confidenziali della diplomazia statunitense.
Condannata a 35 anni di carcere per spionaggio nel 2013, nel gennaio del 2017 fu graziata da Barack Obama. La whistleblower deve ora scontare fino a 18 mesi di carcere, per la sua decisione di non testimoniare per opposizioni etiche al sistema del “grand jury”, ma i suoi legali hanno già fatto sapere che probabilmente ricorreranno in appello.