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"Atrocità anche a Borodyanka"

"I russi sparavano ai civili". La testimonianza raccolta dai giornalisti della RTS, Sébastien Faure e Jon Bjorgvinsson

  • 6 aprile 2022, 00:18
  • 20 novembre, 18:20
02:26

Dopo Bucha, la tragedia di Borodyanka

Telegiornale 05.04.2022, 22:00

Le atrocità inflitte ai civili in diverse città ucraine - una barbarie venuta alla luce dopo la ritirata delle truppe russe - hanno acceso le discussioni al Consiglio di sicurezza dell'ONU.

A Borodjanka, città a nord-ovest della capitale Kiev, secondo il presidente Zelensky, il quadro potrebbe essere ancora più tragico di quello emerso a Bucha, con immagini scioccanti di cadaveri freddati alla nuca e abbandonati per strada. Proprio a Bucha ieri (lunedì) gli inviati di RTS hanno girato un reportage mentre oggi (martedì). Sébastien Faure e Jon Bjorgvinsson, hanno raggiunto Borodyanka. Ecco il loro reportage.

Il ponte che porta a Borodyanka è stato bombardato all'arrivo dei russi. Si deve attraversare la foresta per raggiungere la città, è qui che i due inviati incontrano Vita Malko, bloccata nel fango mentre cerca di tornare a casa per la prima volta dall'inizio della guerra. "Non sappiamo quale sia la situazione lì -racconta - non sappiamo quasi nulla su questa città. I combattimenti hanno distrutto tutto il centro".

Vita vuole portare in salvo i suoi parenti fuori dalla città e forse fuori dal Paese. Uno dei suoi amici ha trovato rifugio in una pizzeria, nel seminterrato. Sul posto Catarina le racconta che l'amico è partito un'ora prima e che il mese trascorso qui è stato terrificante. "I russi sparavano ai civili - dice Catarina - Hanno sparato a una donna. L'abbiamo sepolta qui, nel cortile. C'era anche un uomo senza testa".

Vita torna al suo appartamento che ha lasciato all'inizio della guerra. L'amico che l'accompagna, un militare, si assicura che i russi non abbiano lasciato una trappola esplosiva. Sollievo una volta dentro, nessuno è entrato. Vita parte allora per trovare i suoi genitori. Da un mese non ha notizie di loro. Vivono un po' fuori dalla città.

Sulla strada ci si imbatte in un campo minato. "Queste sono mine anti-carro. I russi le hanno posate quando si sono ritirati", spiega il militare amico di Vita.

Quando i reporter si avvicinano alla casa di famiglia Vita è tesa, ma la porta si apre e i suoi genitori sono vivi. E ora vuole portarli con sè. "Ce ne andiamo", dice. "Ma con cosa partiamo - risponde il padre - non abbiamo la macchina, ce l'hanno presa i russi". Vita non riesce a convincerli ad andarsene, ma sulla strada incontra altre persone che vogliono fuggire con lei. Faure e Bjorgvinsson offrono loro una tanica di benzina e Vita mostra loro come lasciare questo inferno e tornare a casa. A Kiev.

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