Alla luce degli episodi di “macelleria bellica” venuti a galla negli ultimi giorni in svariate località dell’Ucraina, nei dintorni di Kiev, con uccisioni di massa di civili, sale delle torture e altri orrori compiuti dalle truppe russe che si stanno ridispiegando verso altre aree del Paese aggredito, l’Occidente si muove elaborando ulteriori sanzioni. Si punta a misure più individuali come il blocco delle navi russe dai porti dell’Unione europea, maggiori restrizioni a tutte le esportazioni di carbone e idrocarburi di Mosca e un embargo concreto e su larga scala per tali prodotti.
Sono tutti aspetti che Kiev chiede da settimane ma che finora non hanno fatto breccia nell’Europa che ha una guerra ai suoi confini poiché molte nazioni, Germania in primis, hanno opposto resistenza. Lo ha confermato Robert Habeck, il vicecancelliere tedesco che lunedì ha dichairato: "Ho detto più volte che lavoriamo all'indipendenza dal carbone e dal gas. Il Governo tedesco negli anni scorsi ha aumentato la dipendenza dalla Russia, diversamente da altri Paesi. Quindi la nostra situazione di partenza è diversa rispetto ad altri".
L’irritazione occidentale per i massacri perpetrati dai soldati russi a Bucha, Irpin, Hostomel o in altre località ucraine è stata amplificata e rafforzata dall’atteggiamento del Cremlino nei riguardi di questi crimini efferati. Mosca ha dapprima dichiarato che si trattava di una messinscena, prima di scaricare le colpe su Washington e poi applicare la tattica della negazione in toto. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ancora lunedì nel pomeriggio ha infatti “respinto categoricamente tutte le accuse, evocando verifiche compiute da “esperti” del Ministero della Difesa che avrebbero trovato segni di manomissione dei video e falsi nei filmati”.
Un approccio, questo, che ha ulteriormente inasprito le reazioni dell’UE. L’Alto rappresentante per la politica estera di Bruxelles, Josep Borrell, in una nota ha infatti dichiarato che l’UE "condanna con la massima fermezza le atrocità commesse dalle forze armate russe in una serie di città ucraine occupate, che ora sono state liberate". Borrell ha del resto confermato il sostegno incondizionato dell’Europa a Kiev e rimarcato che “avanzerà con urgenza nell’elaborazione di ulteriori sanzioni contro la Russia”, prima di confermare che "le autorità russe sono responsabili" delle atrocità compiute sul suolo europeo e le persone che le hanno commesse "saranno considerate responsabili".
Tanti russi sostengono come possono la gente in Ucraina
Vero è che tale atteggiamento negazionista del Cremlino non è condiviso da tutto il popolo della Russia e sono infatti ancora davvero tanti i cittadini russi preoccupati per la sorte di chi sta sotto le bombe delle forze armate mandate da Putin in Ucraina.
Vassily, ingegnere informatico di Dubno (città dell’Ucraina occidentale) che sviluppa software, piattaforme CSM e videogiochi per conto di un’azienda di San Pietroburgo, ha confermato alla RSI che la società russa per cui lavora ha fatto di tutto per pagare i salari dei collaboratori ucraini, preoccupandosi ogni giorno, dall’inizio della guerra, della loro salute e informandosi costantemente sulla situazione sul posto per sapere se l’area in cui risiede Vassily - o gli altri tecnici - era stata attaccata dall’esercito di Mosca.
“Anziché versarci i soldi sul conto come hanno sempre fatto, sono riusciti a trovare un escamotage per caricarci l’importo sulle carte di credito visto che non erano neppure in grado di fare bonifici sui conti occidentali di nostri parenti. E hanno fatto davvero di tutto per trovare un modo utile per farci avere il salario”, spiega l’ingegnere 33enne, che commenta: "Ciò conferma che ci sono persone perbene in Russia e non si può fare mai di tutta un'erba un fascio".