L'Australia vive altre ore difficilissime a causa degli incendi che devastano soprattutto gli Stati orientali e si appresta ad affrontare altre giornate drammatiche. Lo ha dichiarato il primo ministro Scott Morrison, anche in vista del nuovo aumento delle temperature e dell'arrivo di forti venti.
Nella notte l'isola dei Canguri è stata particolarmente bersagliata dalle fiamme, isolando la principale città. Diversi residenti hanno passato la notte fuori casa. Negli Stati di Victoria e Nuovo Galles del Sud le autorità hanno esortato le persone a lasciare le proprie case “per evitare tragedie” in alcune zone.
Negli Stati di Victoria e Nuovo Galles del Sud, le autorità hanno esortato le persone a lasciare le proprie abitazioni. Da settembre, almeno 27 persone sono morte nei roghi che hanno mandato in cenere oltre 10 milioni di ettari di vegetazione.
Proteste contro il primo ministro Morrison
E proprio mentre si combatte quella che è forse la peggior crisi di roghi di sempre, venerdì a Sydney, ma anche a Canberra e Melbourne, migliaia di australiani sono scesi nelle strade per protestare contro l’immobilismo del Governo sul cambiamento climatico a fronte dei devastanti incendi che stanno incenerendo la fauna selvatica e inquinando l’aria.
I manifestanti hanno preso di mira in particolare il primo ministro conservatore Scott Morrison, reo di aver indebolito l’impegno australiano nei confronti dell’accordo sul clima raggiunto a Parigi e accusato di essere un negazionista climatico, oltre che un difensore dell'industria del carbone.
Premier accusato di essere un negazionista climatico
Le strade principali di Sydney sono state bloccate mentre i manifestanti cantavano "ScoMo deve andarsene", riferendosi a Morrison, mentre altri sventolavano slogan come "Non c'è un clima B" e "Salvateci da questo inferno".
Da parte sua il premier ha ripetutamente respinto ogni critica, non nascondendo - in un'intervista alla radio di Sydney 2GB - tutta la sua delusione in merito alla sovrapposizione del tema degli incendi a quello degli obbiettivi di riduzione delle emissioni australiane. "Non vogliamo distruggere i posti di lavoro, l'economia, gli obiettivi e i traguardi economici, anche perché non cambierebbe certo la realtà degli incendi che ci sono stati in Australia", ha affermato.
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