Analisi

Austria, l’estrema destra scalda i motori

Data dai sondaggi come prima forza alle elezioni di domenica, la FPÖ punta al risultato storico, ma la formazione del Governo dipenderà fino all’ultimo dai risultati degli altri partiti

  • 28 settembre, 05:47
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Manifesti del leader della FPÖ Herbert Kickl a Vienna

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Di: Stefano Grazioli 

Per la prima volta dal Dopoguerra le elezioni politiche in Austria possono essere vinte da un partito di estrema destra, la FPÖ. Secondo i sondaggi della vigilia, i nazionalpopulisti guidati da Herbert Kickl sono davanti ai conservatori della ÖVP del cancelliere Karl Nehammer almeno di uno o due punti, a seconda dell’istituto di ricerca: la forbice maggiore nei rilevamenti di settembre va dal 29% per la FPÖ al 23% per la ÖVP. Venisse confermata la situazione, si tratterebbe di un risultato storico, al di là di quello che potrà succedere in seguito per la formazione del nuovo governo a Vienna. Le varianti dipenderanno molto dal risultato degli altri partiti: i socialdemocratici della SPÖ, dati intorno al 21%, i verdi, con il 10%, i liberali di NEOS, al 9%. In lizza ci sono anche altre formazioni, che dovranno combattere per superare la soglia di sbarramento del 4%, come i comunisti della KPÖ e il neonato Bierpartei, il Partito della birra, entrambi accreditati del 3%.

L’ascesa della FPÖ

Ciò che sembra certo è che comunque l’estrema destra farà un grande passo in avanti, dopo che alle ultime elezioni del 2019 era scesa al 16%. Allora il partito era appena uscito dall’Ibizagate, lo scandalo che aveva travolto sia il vice cancelliere della FPÖ Heinz Christian Strache che il cancelliere della ÖVP Sebastian Kurz. La coalizione di centrodestra che governava dal 2017 era andata così a rotoli e il voto successivo aveva decretato la risalita dei popolari e il tonfo dei radicali, con la ÖVP che aveva formato un nuovo governo con i Grünen, i verdi di Werner Kogler.

La legislatura ancora in corso, tra il periodo della pandemia e la guerra in Ucraina con i riflessi negativi sull’economia, è stata difficoltosa per la coalizione guidata da Nehammer e i due partiti sono chiamati ora a rispondere agli elettori. La campagna elettorale è stata dominata dall’aggressività della FPÖ che ha puntato sui classici cavalli di battaglia come sicurezza e immigrazione per raccogliere sempre più consenso. A Kickl, ministro degli Interni ai tempi di Kurz e Strache, è riuscita l’impresa di riportare il partito in auge, come mai era successo nella sua storia. 

Le speranze della sinistra

La FPÖ era già stata al governo, anche prima del 2017. Nel 2000 era entrata in coalizione sempre con la ÖVP, guidata allora da Wolfgang Schüssel. Quasi un quarto di secolo fa l’arrivo al governo di una formazione di estrema destra aveva sollevato allarmi anche nell’Unione Europea che aveva mandato a Vienna tre commissari in missione diplomatica per verificare che la FPÖ non si muovesse fuori dai canoni costituzionali. Jörg Haider, capo storico del partito, aveva fatto un passo indietro, non ricoprendo incarichi ministeriali, e l’alleanza di centrodestra era poi rimasta in carica per quasi due legislature, fino al 2008.

Oggi i tempi sono cambiati e l’erede di Haider, Kickl, punta direttamente alla cancelleria e con una vittoria avrebbe quantomeno la possibilità di tentare di formare un governo sotto la sua guida. Almeno in teoria, dato che in realtà bisognerà aspettare i numeri definitivi per ragionare sul tipo di coalizione possibili. Alle spalle di Kickl e Nehammer, il leader della SPÖ Andreas Babler ha lanciato l’allarme per un eventuale ritorno della coalizione di centrodestra, al di là di chi sarà il cancelliere, e le speranze dei socialdemocratici al governo si attaccano a una possibile Große Koalition con i conservatori, formula che ha maggiormente funzionato in Austria nel passato.

Il ruolo dei piccoli partiti

Gli equilibri al Nationalrat, il parlamento nazionale, dipenderanno dal risultato che otterranno anche i partiti minori, come Grünen e Neos, con la possibilità che sul filo di lana magari anche KPÖ e Bierpartei facciano capolino a Vienna. Molto dipenderà anche dalla capacità di mobilitazione e quindi dall’affluenza reale alle urne.

Il fatto che la FPÖ possa diventare la prima forza può essere inoltre alla base del cosiddetto voto tattico, difficile anche da intercettare nei sondaggi, per cui le previsioni della vigilia potranno in ogni caso essere suscettibili di inversioni di tendenza dell’ultimo momento, come ad esempio ha mostrato il voto della scorsa settimane in Brandeburgo, regione tedesca dove sul filo di lana i socialdemocratici della SPD hanno ribaltato i pronostici che davano gli estremisti della AfD vittoriosi. Anche in Austria dunque occorrerà attendere i risultati definitivi per capire quali saranno davvero gli sviluppi per la formazione del prossimo governo.

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Elezioni in Brandeburgo

Telegiornale 22.09.2024, 20:00

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