Analisi

Germania: AfD, vittoria di Pirro?

I nazionalpopulisti saranno esclusi dai governi regionali, ma il loro potenziale continuerà a crescere anche in vista delle elezioni nazionali del 2025

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  • Keystone
Di: Stefano Grazioli

L‘avanzata a spron battuto della AfD (Alternative für Deutschland) alle elezioni regionali in Sassonia e Turingia era stato preannunciato dai sondaggi della vigilia. Oltre il 30% degli elettori ha votato il partito di estrema destra, forza in ascesa e dominante nei Länder della vecchia Germania est. Ma i nazionalpopulisti, guidati a livello nazionale da Alice Weidel e Tino Chrupalla, hanno ormai un buon consenso a livello nazionale, come hanno dimostrato le recenti elezioni europee dello scorso giugno, dove hanno raccolto quasi il 16%. Nel giro di undici anni, dalla fondazione avvenuta nel 2013, l’AfD è riuscita progressivamente ad aprirsi un largo varco nell’elettorato tedesco, occupando da un lato vecchi spazi rubati ai partiti tradizionali e dall’altro mobilitando frazioni dei non votanti.

Cavalcando le crisi nazionali e internazionali, da quella migratoria del 2015 alla pandemia del 2020, fino alla guerra tra Russia e Ucraina cominciata nel 2022, e puntando sostanzialmente su due grandi temi, quello della migrazione e quello della sicurezza, l’Alternative für Deutschland è diventata il secondo partito a livello federale dopo la CDU di Friedrich Merz. L’ultima rilevazione sondaggistica del 31 agosto vede infatti i conservatori moderati dell’Unione (CDU-CSU) primi con il 31% dei consensi, seguiti dall’AfD (19%), dalla SPD del cancelliere Olaf Scholz (16%), dai Verdi (11%) e dal Bündnis Sarah Wagenknecht (9%): questa sarebbe la costellazione se si andasse alle urne in Germania domenica prossima. Il voto per il Bundestag, il parlamento federale è in calendario nell’autunno del 2025.

Vittoria di Pirro?

Il risultato in Sassonia e soprattutto Turingia, dove il candidato governatore Björn Höcke ha trascinato il partito al primo posto assoluto, non servirà comunque all’Alternative für Deutschland a ricoprire ruoli di governo. Sia al parlamento regionale di Dresda che in quello di Erfurt gli altri partiti hanno già annunciato di non voler collaborare con i nazionalpopulisti e anche se la creazione di maggioranze stabili sarà complicata, dovendo in qualche modo integrare le istanze di attori agli antipodi, dalla CDU al BWS e alla Linke, è probabile che la tacita conventio ad excludendum verrà applicata. La vittoria dell’AfD potrebbe essere considerata una vittoria di Pirro.

Come altri partiti simili in Europa, l’Alternative für Deutschland segue in ogni caso una strategia sul medio e lungo periodo, che le ha permesso in questi anni di allargare il bacino elettorale dai banchi dell’opposizione, sfruttando più che altro le debolezze e gli errori altrui che crescendo per meriti propri. È probabile che nel corso dei prossimi dodici mesi che condurranno alla scadenza naturale del governo serviranno all’AfD per rinserrare le fila a livello nazionale, tuonando anche dai palchi regionali: l’obbiettivo è ottenere un risultato ancora più eclatante a Berlino. Come il Rassemblent National in Francia o la FPÖ in Austria, anche i nazionalpopulisti tedeschi aspettano così il loro turno. In Italia, già a metà degli anni novanta, Alleanza nazionale, partito postfascista erede del Movimento sociale, era stato sdoganato al governo da Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni ne ha raccolto successivamente l’eredità con Fratelli d’Italia.

Fine dei tabù

I tabù sono fatti per essere abbattuti. La Germania sta attraversando una fase di cambiamento interno, con i tradizionali partiti di massa messi in crisi dai nuovi arrivati. Il cordone sanitario eretto per tener lontano dal potere l’AfD reggerà questa volta, ma la prossima potrebbe essere già un’altra storia. Lo sguardo allargato in Europa mostra appunto che gli equilibri decennali possono essere spezzati e i giochi delle alleanze si rinnovano a seconda della forza degli attori. Un po’ ovunque, dall’Ungheria all’Italia, dall’Austria all’Olanda e altrove in Europa, i partiti della destra populista sono riusciti a farsi largo verso il governo, modificando anche le loro posizioni pur di raggiungere determinati obbiettivi.

In Austria la FPÖ di Jörg Haider all’inizio degli anni 2000 ha seguito questo percorso che le ha consentito di arrivare due volte al governo con i popolari della ÖVP. Alle prossime elezioni in calendario a Vienna la destra austriaca è data come favorita e dopo le esperienze di due decenni fa nessuno ha paura di contaminazioni. È questo il modello che segue l’Alternative für Deutschland per un futuro non troppo lontano. Già a livello locale sono state segnalate in questi mesi cooperazioni con la CDU, anche se Friedrich Merz le ha ufficialmente vietate. Se i prossimi governi multicolore in Sassonia e Turingia dovessero però rivelarsi fragili e problematici da gestire, allora il dialogo tra le destra estremista e quella moderata potrebbe aprirsi e la possibilità di alleanze oggi ritenute impraticabili si farebbe più concreta.

Voto in Germania, l'analisi di Beda Romano

Telegiornale 02.09.2024, 12:30

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