La tornata elettorale in Sassonia e in Turingia ha confermato le previsioni della vigilia e se da un lato il terremoto a Dresda ed Erfurt coinvolge gli equilibri locali, è evidente che i riflessi arrivano sino a Berlino. Il voto ha segnato l’avanzata dell’AfD, Alternative für Deutschland, partito della destra radicale che in entrambe le regioni è volato oltre il 30% (primo in Turingia, secondo in Sassonia) e del BWS, Bündnis Sahra Wagenknecht, formazione di sinistra nata solo all’inizio di quest’anno, che ha rimpiazzato di fatto la Linke, erede del partito unico della vecchia DDR. Sono crollati invece i partiti di governo, SPD, Grünen e FDP, mentre ha tenuto la CDU, che si conferma forza conservatrice in grado di tener testa ai nazionalpopulisti, rimanendo prima in Sassonia.
L’avanzata della destra
Il successo dell’AfD in Turingia (32,8%) e in Sassonia (30,6%) era prevedibile e previsto. L’Alternative für Deutschland, fondata nel 2013, inizialmente forza moderata ed euroscettica, si è trasformata presto in partito radicale e antisistema, dai tratti xenofobi e razzisti, cavalcando le crisi nazionali e internazionali dell’ultimo decennio, come quelle migratorie e quelle economiche, scaturite più recentemente da pandemia e guerra in Ucraina. Il partito nazionalpopulista, guidato e livello federale da Alice Weidel e Thomas Chrupalla, ha raccolto un consenso trasversale in tutta la Germania, ma soprattutto nei Länder dell’est ha trovato terreno fertile per crescere e qui un terzo degli elettori sceglie l’AfD. Ormai si tratta di un voto non solo di protesta, ma in parte ideologico e comunque basato sulla strategia che il partito ha costruito gradualmente sul terreno.
Il trionfo di Björn Höcke, candidato a governatore regionale in Turingia, anche se non completato dalla vittoria del mandato diretto nella propria circoscrizione, rappresenta in questo senso la concretezza dell’AfD e la voglia di cambiamento degli elettori, al di là della fattibilità o meno del programma presentato, questione che comunque riguarda ogni partito a ogni tornata elettorale. Difficilmente l’Alternative für Deutschland riuscirà a formare una maggioranza al parlamento regionale di Erfurt, dato che tutti gli altri partiti si sono implicitamente accordati per una conventio ad excludendum. Resta però da vedere quale maggioranza potrà essere trovata, al momento i numeri non offrono altra opzione che un coalizione allargata guidata dalla CDU (23,6%) insieme con BWS (15,8%), Linke (13,1%) e SPD (6,1%). Anche a Dresda i conservatori (31,9%) non potranno più governare con SPD (7,3%) e Verdi (5,1%), ma dovranno imbarcare la sinistra radicale del BWS (11,8%).
Il fattore Wagenknecht
Sarà appunto il BWS di Sahra Wagenknecht a rappresentare l’ago della bilancia nella formazione delle possibili coalizioni nelle due regioni, dato che senza la sua partecipazione la CDU non riuscirà a comporre una maggioranza, né a Erfurt né a Dresda. In Turingia i conservatori sono legati inoltre anche ai seggi della Linke, partito con cui alla vigilia avevano escluso ogni collaborazione, alla stessa stregua della AfD. È il BWS però ad affiancare l’Alternative für Deutschland al tavolo dei vincitori del voto di domenica, poiché solo otto mesi dopo la sua fondazione è riuscito a entrare in doppia cifra in due parlamenti regionali: in parte sottraendo voti alla Linke, in parte grazie alla capacità di mobilitazione della leader, che ha puntato anche su temi di politica estera per ottenere il successo locale. Il posizionamento critico sulla questione ucraina, diametralmente opposto a quello del governo di Berlino e più in linea con quello della AfD, è stato un elemento centrale della campagna elettorale che è servito per raccogliere voti tra gli elettori dell’est.
Il disastro del Semaforo
In Turingia la SPD del cancelliere Olaf Scholz ha passato per un soffio la soglia di sbarramento del 5%, fuori dal parlamento sono rimasti gli altri due partiti della coalizione nazionale, Verdi e FDP. In Sassonia i socialdemocratici sono riusciti e entrare con gli ecologisti, ma insieme hanno la stessa forza del BWS, mentre i liberali sono scomparsi del tutto. Insomma per Scholz e i suoi alleati il disastro annunciato si è puntualmente verificato, anche se non dovrebbe portare grandi cambiamenti a Berlino: difficilmente il governo andrà a pezzi, dato che nessuno dei partiti in questione ha interesse ad andare a elezioni anticipate che farebbero solo il gioco dell’opposizione, moderata e radicale. C’è da aspettarsi quindi che la Coalizione semaforo continui sino alla scadenza naturale del prossimo anno, quando si dovrà ricalcolare l’effetto AfD-BWS su scala nazionale. Ma prima l’appuntamento è per il 22 settembre in Brandenburgo, dove verrà rinnovato il parlamento regionale: qui governa ancora la SPD e i giochi sono ancora tutti aperti, con la battaglia tra i partiti tradizionali e i nuovi populisti di destra e sinistra.
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