Il partito di Sahra Wagenknecht è entrato in doppia cifra nei parlamenti regionali di Sassonia e Turingia, rispettivamente con l’11,8% e il 15,8%. Sia a Dresda che a Erfurt si è piazzato al terzo posto, dietro ai conservatori moderati della CDU e ai nazionalpopulisti della AfD. Il BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht) è stato fondato solo all’inizio di quest’anno dalla ex leader della Linke, formazione erede a sua volta del vecchio partito comunista della DDR. È sostanzialmente una forza di sinistra, che ha preso il posto appunto della casa madre, per così dire, ormai in disfacimento. Da anni la Linke combatteva contro se stessa e la coesistenza di diverse anime, tra cui quella di Wagenknecht, è stata impossibile.
Dopo vari insuccessi elettorali, ultimo quello delle elezioni nazionali del 2021, quando è scesa sotto la soglia del 5%, ma si è salvata grazie ai mandati diretti, da un lato la Linke ha proseguito la parabola discendente e dall’altro dopo il divorzio ufficiale Sahra Wagenknecht ha iniziato invece la sua ascesa. In Sassonia la Linke è così scesa al 4,5% e in Turingia il governatore Bodo Ramelov non è riuscito ad evitare il tonfo, con il partito calato al 13,1%. Gli elettori che se ne sono andati sono passati in massa al BSW, che è riuscito a mobilitare però anche molti non votanti e ha rosicchiato consenso un po’ a tutti, anche alla destra dell’Alternative für Deutschland.
Sicurezza e giustizia sociale
Il BSW è modellato sulla sua fondatrice, che aveva abbandonato la Linke in seguito soprattutto alle divergenze sul dossier dell’immigrazione, con Wagenknecht a sostenere posizioni più dure che solidali: dopo la crisi migratoria del 2015 e le porte aperte lasciate allora dalla cancelliera Angela Merkel, immigrazione e sicurezza sono diventati temi privilegiati non solo dalla AfD, ma anche appunto da frange della sinistra, raccoltesi intorno a Sarah Wagenknecht. Le questioni sono diventate centrali anche con il BSW, che ha creato il proprio baricentro su una linea che unisce la sinistra tradizionale e per certi versi estrema, quella ad esempio della giustizia sociale interna e dell’antiamericanismo all’esterno, con la destra quasi law&order, tanto da far concorrenza all’Alternative für Deutschland. Questo posizionamento, che potrebbe essere definito semplicisticamente come rossobruno, ha consentito al partito di catalizzare l’attenzione di una sezione ampia dell’elettorato che ha visto nel BWS una forza innovativa nel panorama attuale tedesco.
Guerra in Ucraina
La campagna elettorale del BSW è stata impostata non solo su temi regionali, dalla disoccupazione all’istruzione passando per l’economia locale, ma anche su quelli internazionali, primo su tutti la guerra in Ucraina. Wagenknecht, molto critica sui rapporti transatlantici e fautrice di un’uscita della Germania dalla NATO, ha spinto molto sulle critiche al governo di Berlino in relazione alle forniture militari a Kiev, chiedendo più sforzi diplomatici verso la risoluzione del conflitto con Mosca. Questa posizione, condivisa unicamente con l’AfD, ha contribuito in parte al successo elettorale, in regioni in cui tradizionalmente la Russia ha avuto per decenni un ruolo positivo nell’immaginario collettivo.
Il conflitto in Ucraina e i suoi riflessi negativi, in primo luogo quelli economici, hanno avuto un impatto che si è sentito al voto regionale, con i partiti della coalizione di governo bocciati anche da questo punto di vista. Non è un caso che sul tema della sicurezza, con il pacchetto approvato alla vigilia delle elezioni come conseguenza dell’attentato di Solingen, e su quello della guerra, con il sostegno a Kiev dimezzato il prossimo anno secondo la legge finanziaria appena approvata, il governo di Scholz abbia cercato di ammorbidire la sconfitta. Senza riuscirci.
Ruolo di governo
Resta da vedere come il BSW e la sua leader si comporteranno di fronte alla necessità di costituire a Dresda ed Erfurt maggioranze stabili, escludendo l’Alternative für Deutschland. Essendo necessaria la partecipazione in coalizioni comunque guidate dalla CDU, non proprio un partner naturale, c’è da aspettarsi che il prezzo richiesto sarà alto e non è escluso che possa essere definito in qualche modo proprio sulle tematiche internazionali. Michael Kretschmer, governatore cristianodemocratico in carica in Sassonia che vorrebbe mantenere il posto, anche nel passato si è lasciato andare a critiche verso Scholz e la linea dura delle sanzioni contro Mosca: non si tratterebbe certo di mettere concretamente i bastoni tra le ruote al governo centrale, ma di mandare comunque segnali chiari, all’unisono, da regioni che hanno espresso chiaramente il loro dissenso verso la politica attuata a Berlino.
Voto in Germania, l'analisi di Beda Romano
Telegiornale 02.09.2024, 12:30