Joe Biden è pronto ad alzare un altro velo sul mistero infinito di Dallas, desecretando migliaia di documenti a 59 anni dall'assassinio di John Fitzgerald Kennedy: l'omicidio più indagato del secolo, ancora avvolto da numerose teorie complottistiche, in contrasto con la conclusione ufficiale secondo la quale ad uccidere il 35esimo presidente degli Stati Uniti fu solo Lee Harvey Oswald.
La mossa è il culmine di una ricerca di trasparenza che prosegue da anni, da quando una legge del 1992, il "Kennedy Assassination Records Collection Act", aveva aperto le porte alla pubblicazione di tutti gli atti entro 25 anni; anche per dissipare la teoria cospirativa alimentata dal film di Oliver Stone "JFK" l'anno precedente. Teoria secondo cui l'assassinio fu pianificato dai più alti vertici della CIA, con la complicità dell'FBI e del Pentagono, in collaborazione con la mafia americana, i cubani anti Castro e con l'avallo dell'allora vicepresidente Lyndon Johnson, allo scopo di poter proseguire la guerra del Vietnam a vantaggio delle gerarchie militari e dei fornitori di armi.
Ma alla scadenza prevista nel 2017, Donald Trump, dopo aver creato enormi aspettative, cedette alle pressioni di CIA e FBI e posticipò la divulgazione di gran parte dei file per non svelare carte ritenute ancora "sensibili", capaci di mettere a rischio - a oltre mezzo secolo di distanza - la sicurezza nazionale e quella di molti ex informatori dell'intelligence USA. Una scelta in parte sposata da Biden, che lo scorso anno ordinò l'ennesima revisione entro il 15 dicembre 2022.
Si attende adesso la diffusione di informazioni da circa 8'000 documenti, ma altri resteranno probabilmente ancora segreti. Nessuno si aspetta notizie bomba, ma ogni file intrigherà storici e ricercatori, impegnati da decenni a cercare di collegare i punti di una vicenda che ha segnato la storia americana e a capire cosa abbia spinto il Governo USA a tenere nascoste molte carte.
Tre i filoni di documenti più attesi. Il primo è sul misterioso viaggio di sei giorni di Oswald a Mexico City (alcune settimane prima del delitto), dove incontrò spie cubane e sovietiche e finì sotto la stretta sorveglianza della CIA e dell'FBI: che cosa sapevano le agenzie di intelligence, e cosa fecero?
Il secondo riguarda il file "201" sulla personalità di Oswald, oltre 50'000 pagine messe insieme quasi tre anni prima del delitto: forse la CIA sapeva molto di più su di lui di quanto abbia ammesso? Di sicuro si sa che dal dossier almeno 37 documenti sparirono nei giorni successivi all'attentato, compresi alcuni che l'FBI e il dipartimento di Stato condividevano con la CIA.
Il terzo filone potrebbe far luce su George Jaonnides, il defunto veterano della CIA che fece da ufficiale di collegamento tra l'agenzia di intelligence e la commissione della Camera che reindagò sull'assassinio, nascondendo un potenziale conflitto di interesse: durante l'amministrazione Kennedy aveva guidato le operazioni di spionaggio per rovesciare il regime di Fidel Castro, uno sforzo che molti storici ritengono possa essere legato all'uccisione.