Una calorosa stretta di mano al re saudita Salman, ma solo un furtivo e silenzioso saluto battendo il pugno con suo figlio, il principe Mohammed bin Salman (MBS), il reggente di fatto del Regno, che lo ha accolto a palazzo Al-Salam a Gedda. Il presidente americano Joe Biden è ricorso a questo escamotage per evitare l'imbarazzo di un gesto che sarebbe stato immortalato per sempre dalle telecamere di tutto il mondo, dopo che in campagna elettorale aveva promesso di trasformare Riad in un paria, a causa dell'omicidio del giornalista saudita dissidente, Jamal Khashoggi, omicidio che, come credono i servizi segreti USA, sarebbe stato ordinato proprio da MBS.
Per evitare l'accusa di "andare a Canossa", anche all'interno del suo partito, Biden ha promesso di sollevare il tema dei diritti umani. "La mia posizione è sempre stata assolutamente chiara e non sono mai stato in silenzio quando si è trattato di questo", ha assicurato il leader USA.
Il ritorno degli USA in Medio Oriente
Biden è sbarcato a Gedda per affrontare la tappa più difficile del suo primo viaggio da presidente in Medio Oriente: una visita che segna il ritorno degli USA dopo anni di disimpegno nella regione, dove vogliono tornare ad avere "un ruolo guida senza lasciare vuoti che siano riempiti dalla Russia o dalla Cina", come ha spiegato lui stesso.
Il suo scopo principale è quello di normalizzare le relazioni tra Israele e i Paesi Arabi - con un fronte comune contro la minaccia iraniana - sotto l'ombrello degli accordi di Abramo lanciati dal suo predecessore Donald Trump, correggendo però l'isolamento dei palestinesi.
L'inquilino della Casa Bianca ha già incassato le prime aperture, tra cui la decisione di Riad di aprire lo spazio aereo "a tutti i vettori", mettendo così fine al bando contro i voli da e per Israele e consentendo il sorvolo dei suoi aerei verso l'Oriente. Una svolta che gli ha permesso di fare la storia, diventando il primo presidente americano ad andare con un volo diretto dal suolo israeliano in un Paese arabo che non riconosce lo Stato ebraico.
In cambio il premier israeliano Yair Lapid ha dato il suo beneplacito per la restituzione a Riad della sovranità delle isole di Tiran e Sanafir, di fronte a Sharm el-Sheikh. Con una tappa a Betlemme, dove ha annunciato fondi per 316 milioni di dollari e l'aiuto di Israele a passare alla rete 4G per accelerare la digitalizzazione dell'economia, Biden è riuscito anche riavviare i rapporti con i palestinesi (cancellati in epoca Trump) e a rilanciare il dialogo per la soluzione dei due Stati, benché abbia riconosciuto che al momento non ci sono le condizioni per negoziati.
Il petrolio e la realpolitik di Biden
Ma è a Gedda, dove ha avuto un bilaterale con re Salman prima di un incontro allargato con MBS e vari ministri sauditi, che si gioca la partita più difficile. Anzi, più partite. Una è quella per convincere Riad a proseguire sulla via della normalizzazione dei rapporti con Israele, entrando negli accordi di Abramo. Un'altra è quella per ottenere dai sauditi un aumento della loro produzione di greggio per sostituire quello russo, sotto embargo occidentale per la guerra in Ucraina, diminuendo il prezzo della benzina e la corsa sfrenata dell'inflazione che minano le chance democratiche alle elezioni di Midterm e anche le sue alle presidenziali del 2024.
Su questo il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha già detto che non vi sarà alcun annuncio a breve, lasciando intendere però che una svolta potrebbe arrivare nelle prossime settimane, quando l'Opec tornerà a riunirsi. Finora Riad, che detta la linea dell'Opec, ha fatto sponda al Cremlino, tenendo chiusi i rubinetti.
In agenda ci sono altri dossier: l'estensione della tregua in Yemen mediata dall'ONU, le energie rinnovabili, la cybersicurezza, la sicurezza alimentare ed energetica, l'avanzamento dei diritti umani, la minaccia iraniana. Tutti temi che obbligano Biden a cambiare approccio verso Riad in nome della realpolitik. Anche a costo di dover scambiare con MBS un meno impegnativo, ma pur sempre significativo, saluto col pugno.
In serata Biden ha poi dichiarato che i sauditi hanno concordato di estendere la tregua in Yemen. Stando al ministro degli esteri saudita, Adel Al-Jubeir, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg, Biden avrebbe tra l'altro sollevato il tema dei diritti umani e di Jamal Khashoggi con i suoi interlocutori, in particolare Mohammed bin Salman, considerato la mente dietro l'uccisione del giornalista saudita dissidente.A tale proposito, di fronte ai media Biden ha dichiarato di aver detto al principe ereditario Mohammed bin Salman di considerarlo personalmente responsabile per l'uccisione di Khashoggi. Bin Salman, ha proseguito Biden, ha risposto invece di non aver svolto alcun ruolo in quanto accaduto al giornalista ucciso in Turchia.
Le polemiche per la visita di Biden
La fidanzata di Jamal Khashoggi ha criticato duramente il presidente USA Joe Biden per la visita in Arabia Saudita. Il "sangue" delle vittime del regime saudita è sulle "tue mani", ha twittato. Nel tweet Hatice Cengiz pubblica la foto dell'incontro fra Biden e Mohammed bin Salman e immagina quello che Khashoggi avrebbe detto in merito al faccia a faccia: "E' questa la responsabilità che avevi promesso per la mia uccisione? Il sangue della prossima vittima di MBS è sulle tue mani", scrive, rivolgendosi a Biden.
"Il saluto col pugno tra il presidente Biden e Mohammed bin Salman è stato peggio che una stretta di mano. E' stato vergognoso. Ha proiettato un livello di intimità e agio che ha dato a MBS la redenzione ingiustificata che ha cercato disperatamente": lo afferma Fred Ryan, editore e Ceo del Washington Post, il giornale per cui collaborava Jamal Khashoggi.
La visita di Biden in Medio Oriente
Telegiornale 15.07.2022, 22:00