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Il Principe dietro la morte di Khashoggi

Reso pubblico il rapporto dei servizi segreti USA sulle responsabilità dell’erede al trono saudita

  • 26 febbraio 2021, 21:48
  • 22 novembre, 17:31
Il principe ereditario ha autorizzato l'eliminazione di Khashoggi

Il principe ereditario ha autorizzato l'eliminazione di Khashoggi

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Di: Massimiliano Herber 

L’uccisione di Jamal Khashoggi è avvenuta con il benestare del principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman (MBS). È quanto viene confermato dal rapporto di intelligence declassificato venerdì (ma redatto un anno fa per il Congresso) dall’amministrazione Biden, all’indomani della telefonata del presidente americano con l’85enne Re Salman.

Il documento è assai breve e vi si legge come il 35enne erede al trono, che dal 2017 sostituisce l’anziano padre alla guida del Paese, vedesse il 59enne giornalista del Washington Post “come una minaccia per il Regno” e abbia “ampiamente sostenuto l'uso di misure violente, se necessario, per metterlo a tacere”.

Jamal Khashoggi, ucciso nel 2018

Jamal Khashoggi, ucciso nel 2018

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Il principe saudita aveva dato il suo appoggio per “rapire o uccidere” Khashoggi, che aveva il doppio passaporto americano e saudita, reo di essere troppo critico nei confronti dell’Arabia Saudita.

Tra le prove riportate contro Bin Salman il coinvolgimento del suo consigliere personale e la formazione di un team di una forza di intervento, chiamata Guardia Reale Saudita, per perseguire i dissidenti. Erano tutti attivi nell’ottobre del 2018 quando Khashoggi entrò nel consolato di Istanbul, venne ucciso, fatto a pezzi con una sega e poi fatto sparire con l’acido.

Le conclusioni del report non sorprendono. Le responsabilità di MBS erano note. “Sapere” è diverso da “far sapere”. Con la pubblicazione del documento degli 007, l’amministrazione Biden cerca di isolare il principe saudita e di limitarne l’influenza. Non a caso, il neopresidente ha tenuto a ricordare come il suo interlocutore sia il padre, Re Salman, e non l’erede al trono. Rimane ora da capire come gli Stati Uniti intendano “ricalibrare” il loro rapporto con l’Arabia Saudita.

A inizio febbraio Joe Biden aveva dichiarato che avrebbe smesso di sostenere la guerra con lo Yemen; oggi il Segretario di Stato Blinken ha annunciato limitazioni di visto contro chi persegue i dissidenti, ma Riad rimane un alleato indispensabile, per il ruolo economico, commerciale, militare e geopolitico (nei confronti dell’Iran, ad esempio). Nonostante la vicenda Khashoggi, il mancato rispetto dei diritti umani e i valori democratici tutt’altro che americani, l’Arabia Saudita rimarrà un nemico amatissimo, un partner privilegiato degli Stati Uniti e solo il tempo permetterà di capire se e come l’audace mossa odierna modificherà i rapporti.

Riad respinge il rapporto statunitense
L'Arabia Saudita respinge dal canto suo il rapporto dei servizi segreti americani. Il Governo "non può accettare in nessuna circostanza le conclusioni false e pregiudizievoli contenute", ha detto il ministero degli Esteri in un comunicato. Il dossier degli Stati Uniti "contiene conclusioni e informazioni errate", ha riferito il ministero saudita, che ribadisce come "il partenariato tra l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti è solido, forte e si basa da decenni sul rispetto reciproco".

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