In certe situazioni è più pericoloso immergersi che attendere. Nicolas Magnon, di Spéléo-Secours Svizzera (la colonna di soccorso della Società Svizzera di Speleologia) ne è certo. Quando ci sono delle persone bloccate in una grotta, e che c’è tanta acqua (come nel caso dei ragazzi della grotta di Tham Luang, in Thailandia), è troppo rischioso far immergere chi non è esperto. Da qui, ipotizza il soccorritore svizzero, l’annuncio delle autorità di soccorso alla frontiera tra la Birmania e il Laos di un tempo lungo di intervento.
RG 18.30 del 3.7.2018 L'intervista di Andrea Ostinelli a Nicolas Magnon, di Spéléo-Secours Svizzera
RSI Info 03.07.2018, 20:37
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Occuparsi di chi è bloccato però, aggiunge Magnon, significa soprattutto organizzare delle attività perché “non ci sono riferimenti sottoterra quindi bisogna cercare di mantenere un ritmo di vita per passare il tempo”.
In Svizzera
In Svizzera il team di Spéléo-Secours, composto da soccorritori equipaggiati per intervenire in caso di incidenti sotto terra, è sollecitato in media due tre volte all’anno. C’è mai stato un caso simile a quello della grotta Tham Luang? Chiediamo a Nicolas Magnon. “Noi abbiamo avuto un caso particolare nel 2013, a Môtier”, ci dice. Uno speleologo era rimasto bloccato nella grotta che porta il nome del paesino nel canton Neuchâtel per due giorni proprio a causa di un’inondazione. “In quel caso l’uomo era uscito in immersione, ma era davvero in grado di farlo e le condizioni erano quelle giuste, conclude Magnon, se così non fosse stato avremmo dovuto aspettare almeno una settimana”. A inizio anno invece 8 uomini erano stati sorpresi dall’acqua alta nella grotta di “Hölloch”, a Moutathal, nel canton Svitto. Sono stati liberati dopo sei giorni.
FrCa
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