Undici persone sono morte e altre trenta sono rimaste ferite sabato, poco prima della mezzanotte, a Tripoli in seguito ad una serie di raid aerei condotti con droni da forze fedeli al generale Khalifa Haftar. Il portavoce del presidente del Consiglio presidenziale libico ha dichiarato che sarebbero stati compiuti con velivoli stranieri.
ll bilancio è ancora provvisorio ed è probabilmente destinato ad aggravarsi, secondo quanto riferito dal responsabile del comitato per le crisi e le emergenze. Il bombardamento ha centrato un’area circa 9 chilometri a sudovest dal centro della capitale.
Intanto la Compagnia petrolifera libica (NOC) ha chiesto "l'immediata cessazione delle ostilità" che mettono a serio rischio le sue attività, la produzione e l'economia nazionale. La NOC, afferma il presidente Mustafa Sanalla, "è fortemente preoccupata per la minaccia alle infrastrutture energetiche e alla militarizzazione di alcuni impianti e terminal", facendo in particolare riferimento a Es Sider e Ras Lanuf, sotto il controllo delle forze di Khalifa Haftar.
Dall'inizio degli scontri armati, il numero di morti in Libia è salito a 300, di cui 90 sono bambini e un centinaio sono donne, mentre quello degli sfollati a Tripoli e nei suoi dintorni è arrivato a 38'900, stando a quanto affermato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (OCHA). Le operazioni di evacuazione di tutti i rifugiati e migranti del centro di detenzione di Qasr Bin Ghashir sono concluse, ha fatto sapere l'OCHA, precisando però che circa 3’000 persone restano intrappolate in centri di detenzione situati in aree colpite dai combattimenti o in aree a rischio di conflitto armato.