L'industria dell'auto UK trema e protesta, con i suoi 850'000 addetti (indotto compreso), di fronte allo spettro di una "hard Brexit". Uno spettro che la bozza vistata martedì dai ministri degli Esteri degli Stati UE in vista del Consiglio Europeo di questa settimana si guarda bene dall'allontanare, proiettando più ombre che luci sui negoziati con il Governo di Theresa May.
Non mancano del resto l'ennesima richiesta di maggiore "chiarezza" rivolta a Londra, un altro monito sulla mancanza di sviluppi sul nodo del futuro dei confini con l’Irlanda e un avvertimento tanto agli Esecutivi dei 27 quanto alle aziende a prepararsi pure al temuto divorzio senza accordo.
Intanto i tempi si fanno stretti e alimentano nervosismo soprattutto tra chi deve fare i conti con i soldi. Dopo il recente ultimatum di Airbus, martedì è stata BMW, titolare nel Regno degli storici marchi Rolls-Royce e Mini, a far aleggiare una chiusura delle fabbriche britanniche se, alla fine, la Brexit si rivelasse così hard da bloccare "la catena delle forniture ai confini".
ATS/Reuters/EnCa