Ungheria e Polonia hanno posto il veto alle conclusioni del Consiglio europeo di oggi in materia di migrazione perché non vogliono una ripartizione obbligatoria dei migranti che arrivano nell’Unione europea. Il documento finale è stato derubricato in "conclusioni della presidenza" e promette semplicemente che il lavoro continuerà.
Ostruzionismo di Polonia e Ungheria sulla migrazione
SEIDISERA 30.06.2023, 18:26
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Budapest e Varsavia - nonostante le divergenze su altri dossier, come la guerra in Ucraina - continuano a pensarla allo stesso modo sul tema migrazione: no ad ogni meccanismo che possa obbligarle ad accettare quote di migranti.
Ai primi di giugno un accordo è stato approvato a livello di ministri UE sulle grandi linee di una riforma del sistema di asilo che obbligherebbe i paesi che si rifiutano di accogliere richiedenti asilo a pagare a quelli di sbarco una sorta di "indennizzo di solidarietà": fino a 20'000 euro per persona. Polonia e Ungheria avevano votato contro, ma essendo necessaria solo la maggioranza qualificata non hanno potuto bloccare l'intesa. Al vertice dei capi di Stato e di governo – che non produce testi giuridici, ma prende solo conclusioni politiche, da adottare in modo unanime – i primi ministri Mateusz Morawiecki e Viktor Orban si sono messi di traverso.
La palla passa alla Spagna
Cosa fare ora dipenderà dalla Spagna, che da luglio e per i prossimi sei mesi prende dalla Svezia la presidenza del Consiglio UE. Tecnicamente l’iter della proposta potrebbe continuare fino all’adozione definitiva, perché non è richiesta l’unanimità, ma politicamente sarebbe altamente rischioso: i due Stati potrebbero rifiutarsi di metterla in atto e la questione si aggiungerebbe alla lunga serie di contenziosi aperti tra Bruxelles e i due paesi davanti alla Corte di giustizia.
Consiglio europeo: gli aggiornamenti da Andrea Ostinelli
Telegiornale 30.06.2023, 20:00
Dietro, nemmeno tanto nascosta, c’è una questione di sovranità che il premier polacco Morawiecki ha esplicitato: "no alla violazione del diritto di veto, no alla violazione del diritto degli Stati a decidere, no alle penali imposte da Bruxelles". Varsavia sostiene da tempo la supremazia del diritto polacco su quello europeo.
La questione è ancora più sensibile politicamente perché il partito di governo in Polonia appartiene alla stessa famiglia politica (i conservatori riformisti europei, ECR) del partito della premier italiana Giorgia Meloni, leader di uno dei paesi che più insiste sulla necessità di una risposta europea al fenomeno migratorio. E Meloni, prima di diventare premier, non ha mai nascosto nemmeno la vicinanza e l’amicizia con il premier ungherese Orban. La leader di Fratelli d'Italia è stata riconfermata pochi giorni fa presidente dell’ECR.
Parlando a Bruxelles dopo la Conclusione del vertice, Giorgia Meloni ha minimizzato il problema: "non sono delusa da chi difende i propri interessi nazionali". Il ministro italiano per gli affari europei Raffaele Fitto ha parlato anzi di un grande risultato perché "per la prima volta la migrazione è diventata centrale nell’agenda europea".
Il tema della solidarietà di fronte agli arrivi di migranti divide aspramente i ventisette da oltre otto anni e il mancato raggiungimento di una soluzione europea è stato uno dei maggiori insuccessi della commissione Juncker.
RG 07.00 del 30.06.2023 La corrispondenza di Andrea Ostinelli
RSI Info 30.06.2023, 07:36
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