La più alta corte delle Nazioni Unite – la Corte internazionale di giustizia (CIG) – ha iniziato lunedì all’Aia le storiche udienze volte a definire gli obblighi legali dei Paesi di fronte al cambiamento climatico e ad aiutare le nazioni vulnerabili a combatterlo. Le udienze dureranno due settimane.
“L’esito di questi procedimenti avrà ripercussioni per le generazioni a venire, determinando il destino di nazioni come la mia e il futuro del nostro pianeta”, ha dichiarato il rappresentante di Vanuatu – arcipelago di circa 80 isole nel sud del Pacifico – , Ralph Regenvanu, all’inizio della maratona di dibattiti davanti a una giuria di quindici giudici.
In tutto, più di cento Paesi e organizzazioni, tra cui la Svizzera, presenteranno osservazioni sul tema, il numero più alto mai registrato davanti alla CIG.
La Corte internazionale di giustizia all'Aia
Le speranze degli attivisti
Gli attivisti sperano che il parere dei giudici della Corte internazionale di giustizia abbia importanti conseguenze legali nella lotta contro il cambiamento climatico, ma altri temono che la richiesta di un parere consultivo non vincolante, sostenuta pure dalle Nazioni Unite, avrà solo un impatto limitato e che potrebbero volerci mesi o addirittura anni prima che la Corte emetta il suo parere.
Alcune decine di manifestanti si sono radunati davanti alla sede della Corte internazionale di giustizia con striscioni che recitavano: “Il problema più grande davanti alla corte più alta” e “Finanzia il nostro futuro, finanzia il clima ora”.
“Spero che i giudici dicano qualcosa di utile che possa davvero rompere lo stallo dei negoziati sul clima che vediamo ogni anno alle COP”, ha dichiarato Jule Schnakenberg, membro della World Youth for Climate Justice. “Speriamo davvero di vedere una svolta”, ha aggiunto.
Sulla scia delle COP, che non bastano
Le udienze arrivano a poca distanza dalla conclusione di un accordo sul clima al vertice COP29 in Azerbaigian dopo aspri negoziati, che prevede che i Paesi sviluppati debbano fornire almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per il finanziamento della lotta al cambiamento climatico.
I Paesi più poveri hanno definito riduttivo e offensivo l’impegno degli inquinatori ricchi, e l’accordo finale non menziona nemmeno l’impegno globale ad abbandonare i combustibili fossili.
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“Noi siamo in prima linea quando si tratta dell’impatto del cambiamento climatico”, ha dichiarato Ralph Regenvanu, inviato speciale per il cambiamento climatico di Vanuatu, Stato promotore dell’iniziativa della CIG insieme a un gruppo di Stati insulari vicini.
“La nostra richiesta di un parere consultivo sui cambiamenti climatici della Corte internazionale di giustizia giunge in un momento cruciale (...) che definisce chiaramente gli obblighi legali internazionali per l’azione sul clima”, ha dichiarato ai giornalisti prima delle udienze.
Due domande con molteplici implicazioni
L’anno scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione in cui sottoponeva ai giudici internazionali due domande chiave. Secondo il diritto internazionale, quali obblighi hanno gli Stati nel proteggere la Terra dalle emissioni di gas serra? E quali sono le conseguenze legali di questi obblighi quando gli Stati, “con le loro azioni e omissioni, hanno causato danni significativi al sistema climatico”?
La seconda questione riguarda le responsabilità degli Stati per i danni causati ai Paesi più piccoli e vulnerabili e alle loro popolazioni, in particolare a quelli minacciati dall’innalzamento del livello del mare e da condizioni meteorologiche avverse in regioni come l’Oceano Pacifico.
Joie Chowdhury, giurista del Centro per il diritto internazionale dell’ambiente, con sede a Washington e Ginevra, ritiene che la Corte fornirà un “quadro giuridico” generale sul quale “si potranno decidere questioni più specifiche”. A suo avviso, il parere dei giudici, che dovrebbe essere emesso l’anno prossimo, “farà luce sulle controversie legate al clima a livello nazionale e internazionale”.
Alcuni dei maggiori inquinatori del mondo, tra cui i tre maggiori emettitori di gas serra - Cina, Stati Uniti e India - saranno tra i 98 Paesi e le dodici organizzazioni e gruppi che dovranno presentare osservazioni.
Costruire in funzione del cambiamento climatico
Il Quotidiano 28.11.2024, 19:00