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Gaza, Trump tratta direttamente con Hamas

La mossa del presidente USA non ha precedenti: gli Stati Uniti hanno designato Hamas come organizzazione terroristica nel 1997 e non hanno mai trattato con il movimento in maniera diretta

  • Ieri, 21:01
  • Ieri, 22:11
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Donald Trump

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Di: ATS/M. Ang. 

L’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump sta trattando direttamente con Hamas per il rilascio degli ostaggi, in particolare quelli americani, ancora nelle mani della fazione islamica palestinese e per raggiungere un accordo più ampio che metta fine alla guerra a Gaza con Israele.

La mossa, confermata da Washington dopo le anticipazioni di Axios, non ha precedenti: gli Stati Uniti hanno designato Hamas come organizzazione terroristica nel 1997 e non hanno mai trattato con il movimento in maniera diretta, pur facendo parte, al fianco di Qatar ed Egitto, dei Paesi mediatori che hanno lavorato ai due cessate il fuoco raggiunti in 16 mesi di guerra. “Israele ne è al corrente”, ha sottolineato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, e lo Stato ebraico ha confermato di essere stato consultato.

Secondo il sito di informazione USA, che cita due fonti, l’inviato di Trump per gli ostaggi, Adam Beohler, avrebbe incontrato funzionari di Hamas a Doha nelle ultime settimane, mentre sono ancora in salita i colloqui per prolungare la tregua e per avviare la seconda fase dell’intesa raggiunta a fatica a gennaio.

Anche l’inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff, doveva recarsi in Qatar questa settimana per incontrare il primo ministro Mohammed bin Abdulrahman Al Thani ma ha annullato il viaggio dopo aver constatato che non c’erano progressi nelle trattative. Trump ha già dimostrato, anche in altri scenari, di non amare i tempi lunghi della diplomazia e di essere impaziente di arrivare a soluzioni tangibili senza tanti intermediari. Da qui, probabilmente, la volontà di parlare direttamente con Hamas, in particolare sulla sorte dei 5 ostaggi americani ancora trattenuti a Gaza, tra cui - ricorda Axios - il ventunenne Edan Alexander (si ritiene sia ancora in vita). Ma anche per accelerare sulla fine della guerra con Israele e dare il via al suo progetto per la Striscia di Gaza.

Alla Casa Bianca non convince infatti il piano arabo, alternativo alla ‘Riviera’ di Trump, proposto dall’Egitto e approvato dalla Lega araba, che prevede sì la smobilitazione di Hamas da Gaza - come esige anche Trump - ma respinge ogni tentativo “atroce” di deportare la popolazione palestinese. Il presidente USA, lo ricordiamo, vorrebbe trasformare la Striscia di Gaza in una destinazione balneare di lusso (ma senza i due milioni di palestinesi, da trasferire in Egitto e in Giordania).

“Il presidente accoglie con favore il contributo dei nostri partner arabi. È chiaro che le sue proposte li hanno spinti a sedersi al tavolo”, ha commentato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Brian Hughes. Tuttavia, la proposta egiziana “non affronta la realtà che Gaza è attualmente inabitabile e i residenti non possono vivere umanamente in un territorio coperto di detriti e ordigni inesplosi”. In sostanza, ribadiscono gli USA, i palestinesi dovranno andarsene.

Hamas conferma contatti diretti con l’inviato USA sui loro ostaggi

Funzionari di Hamas hanno confermato oggi all’Afp contatti diretti con l’inviato di Washington per il rilascio degli ostaggi americani detenuti nella Striscia di Gaza. “Ci sono state diverse comunicazioni tra Hamas e vari canali americani, l’ultima è stata con un inviato americano ed è stata sollevata la questione dei prigionieri israeliani di nazionalità americana, vivi o morti”, ha detto un primo funzionario che ha richiesto l’anonimato. Un altro alto funzionario del movimento islamico palestinese, anche lui parlando in condizione di anonimato, ha confermato lo svolgimento di “due incontri diretti tra Hamas e funzionari americani nei giorni scorsi a Doha”.

Intanto in Israele, dove è stato dato l’ultimo saluto all’ostaggio franco-israeliano Ohad Yahalomi il cui corpo è stato restituito a fine febbraio, si è tenuto il cambio della guardia al vertice dello stato maggiore. “La missione contro Hamas non è finita, guiderò l’Idf alla vittoria” e “riporterò tutti i rapiti a casa”, ha affermato il generale Eyal Zamir, che ha avvicendato Herzi Halevi. Quest’ultimo, che ha più volte ammesso “il fallimento” del 7 ottobre, assumendosene la responsabilità, è tornato a insistere sull’istituzione una commissione di inchiesta nazionale sull’attacco di Hamas, considerata “necessaria e vitale”. L’idea è sostenuta anche dal presidente Isaac Herzog “per evitare altri disastri in futuro” ma è osteggiata dal premier Benyamin Netanyahu che teme un “processo” contro di lui.

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