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Gaza, i leader arabi approvano la proposta dell’Egitto

Il piano approvato dalla Lega araba al Cairo consentirebbe ai 2 milioni di palestinesi di restare: equivale a un rifiuto della proposta di Trump di farne una “riviera” di lusso (senza i palestinesi)

  • Ieri, 23:00
  • Ieri, 23:05
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Palestinesi camminano tra le rovine di Gaza, il 26 febbraio.

  • Reuters
Di: AP/ATS/M. Ang. 

I leader arabi hanno approvato martedì il piano proposto dall’’Egitto per la Striscia di Gaza, che consentirebbe ai circa due milioni di palestinesi di rimanere sul territorio, in contrapposizione al piano del presidente USA Donald Trump di farne una destinazione balneare di lusso (ma senza i due milioni di palestinesi, da trasferire in Egitto e in Giordania).

L’approvazione del piano da 53 miliardi di dollari da parte dei leader arabi nel vertice straordinario della Lega araba su Gaza svoltosi al Cairo, equivale a un rifiuto della proposta di Trump. Le conclusioni del vertice sono state accolte con favore da Hamas, respinte da Israele e hanno ricevuto una risposta tiepida dall’amministrazione Trump.

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha espresso il suo apprezzamento per “il consenso tra i Paesi arabi a sostenere il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza, che consente al popolo palestinese di rimanere sulla propria terra senza essere sfollato”. In un post sui social media dopo il vertice, al Sisi ha affermato: “Accogliamo con favore qualsiasi proposta o idea da parte della comunità internazionale per garantire il successo di questo piano, che deve essere attuato insieme a un piano più ampio per la pace”. Ha aggiunto che non vede l’ora di lavorare con Trump, le altre nazioni arabe e la comunità internazionale “per adottare un piano che miri a una soluzione completa e giusta della questione palestinese, che ponga fine alle cause profonde del conflitto israelo-palestinese, che garantisca la sicurezza e la stabilità dei popoli della regione e che istituisca lo Stato palestinese”.

La posizione degli USA

La Casa Bianca ha accolto con favore il contributo delle nazioni arabe ma ha insistito sul fatto che Hamas non può rimanere al potere nel territorio. “Il Presidente Trump è stato chiaro: Hamas non può continuare a governare Gaza”, ha dichiarato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes. “Il Presidente è convinto della sua visione coraggiosa per una Gaza post-bellica ma accoglie con favore i suggerimenti dei nostri partner arabi nella regione. È chiaro che le sue proposte hanno spinto la regione a venire al tavolo piuttosto che permettere che la questione degeneri in un’ulteriore crisi”.

La posizione di Israele

Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha dichiarato in un post sui social network che il piano egiziano “non affronta la realtà della situazione” e che il comunicato congiunto del vertice non menziona l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 che ha scatenato la guerra, né condanna il gruppo militante. Il piano, ha detto, rimane “radicato in prospettive superate”. Marmorstein ha ribadito il sostegno di Israele al piano di Trump di reinsediare la popolazione di Gaza altrove, descrivendolo come “un’opportunità per gli abitanti di Gaza di avere una libera scelta basata sulla loro volontà”.

La posizione di Hamas

Hamas ha accolto con favore l’esito del vertice, affermando che segna una nuova fase di allineamento arabo e islamico con la causa palestinese e che apprezza il rifiuto dei leader arabi dei tentativi di trasferire i palestinesi dai loro territori a Gaza e nella Cisgiordania occupata da Israele.

Israele ha abbracciato quella che, a suo dire, è una proposta alternativa degli Stati Uniti per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi presi durante l’attacco di Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre 2023, che ha scatenato la guerra. Israele ha bloccato l’ingresso di cibo, carburante, medicine e altri rifornimenti a Gaza per cercare di convincere Hamas ad accettare la nuova proposta e ha avvertito di ulteriori conseguenze, facendo temere un ritorno ai combattimenti.

La sospensione degli aiuti ha suscitato ampie critiche, con i gruppi per i diritti umani che hanno affermato che viola gli obblighi di Israele come potenza occupante secondo il diritto internazionale.

La proposta alternativa prevede che Hamas rilasci la metà degli ostaggi rimasti - la principale merce di scambio del gruppo militante - in cambio di una proroga del cessate il fuoco e della promessa di negoziare una tregua duratura. Israele non ha menzionato il rilascio di altri prigionieri palestinesi, una componente chiave della prima fase.

Il piano dell’Egitto

Il piano dell’Egitto prevede la ricostruzione di Gaza entro il 2030 senza sfollare la popolazione. La prima fase prevede l’avvio della rimozione degli ordigni inesplosi e lo sgombero di oltre 50 milioni di tonnellate di macerie lasciate dai bombardamenti e dalle offensive militari di Israele.

Il capo della Lega Araba Ahmed Aboul Gheit ha dichiarato che il comunicato finale del vertice chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di dispiegare una forza di pace internazionale a Gaza e nella Cisgiordania occupata.

“La pace è l’opzione strategica degli arabi”, ha dichiarato in una conferenza stampa, aggiungendo che il comunicato respinge il trasferimento dei palestinesi e approva il piano di ricostruzione dell’Egitto. “Il piano egiziano crea un percorso per un nuovo contesto politico e di sicurezza a Gaza”.

Il comunicato afferma che l’Egitto ospiterà una conferenza internazionale in collaborazione con le Nazioni Unite per la ricostruzione di Gaza e che sarà istituito un fondo fiduciario supervisionato dalla Banca Mondiale per ricevere le promesse di attuazione del piano di recupero e ricostruzione.

Il piano per la ricostruzione in dettaglio

Secondo una bozza di 112 pagine del piano ottenuta dall’Associated Press, centinaia di migliaia di unità abitative temporanee verrebbero allestite per la popolazione di Gaza durante la ricostruzione. Le macerie verrebbero riciclate e parte di queste ultime verrebbero utilizzate come riempimento per espandere il terreno sulla costa mediterranea di Gaza.

Negli anni successivi, il piano prevede di rimodellare completamente la striscia, costruendo abitazioni e aree urbane “sostenibili, verdi e percorribili”, con energia rinnovabile. Risistemando i terreni agricoli e creando zone industriali e grandi parchi. Inoltre, prevede l’apertura di un aeroporto, di un porto per la pesca e di un porto commerciale. Gli accordi di pace di Oslo degli anni ‘90 prevedevano l’apertura di un aeroporto e di un porto commerciale a Gaza ma i progetti si sono arenati con il collasso del processo di pace.

Hamas cederebbe il potere a un’amministrazione provvisoria di politici indipendenti fino a quando un’Autorità Palestinese riformata non potrà assumere il controllo. Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas, capo dell’Autorità sostenuta dall’Occidente e oppositore di Hamas, ha partecipato al vertice.

Israele ha escluso qualsiasi ruolo dell’Autorità Palestinese a Gaza e, insieme agli Stati Uniti, ha chiesto il disarmo di Hamas. Hamas, che non accetta l’esistenza di Israele, si è detto disposto a cedere il potere a Gaza ad altri palestinesi ma non rinuncerà alle armi finché non ci sarà uno Stato palestinese.

Israele ha giurato di mantenere un controllo di sicurezza a tempo indeterminato su entrambi i territori, che ha conquistato nella guerra del 1967 e che i palestinesi vogliono per il loro futuro Stato. Il governo israeliano e la maggior parte della sua classe politica si oppongono alla creazione di uno Stato palestinese.

La “riviera” di Trump

Trump ha scioccato la regione il mese scorso quando ha suggerito di reinsediare i circa 2 milioni di palestinesi di Gaza in altri Paesi. Ha detto che gli Stati Uniti avrebbero preso possesso del territorio e lo avrebbero riqualificato in una “Riviera” mediorientale. Netanyahu ha accolto la proposta, che è stata respinta da palestinesi, Paesi arabi ed esperti di diritti umani, secondo i quali avrebbe violato il diritto internazionale.

L’attacco del 7 ottobre: circa 1’200 morti e 251 ostaggi

La guerra è iniziata con l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, in cui i militanti palestinesi hanno ucciso circa 1’200 persone, per lo più civili, e preso in ostaggio 251 persone. I militanti guidati da Hamas detengono ancora 59 ostaggi, 35 dei quali si ritiene siano morti. La maggior parte degli altri è stata rilasciata con accordi di cessate il fuoco. Israele ha salvato 8 ostaggi e recuperato i resti di altre decine di persone.

L’offensiva israeliana ha ucciso più di 48’000 palestinesi, secondo il Ministero della Sanità di Gaza

L’offensiva israeliana, durata 15 mesi, ha ucciso più di 48’000 palestinesi, secondo il Ministero della Sanità di Gaza. Non viene specificato quanti fossero i combattenti ma il ministero afferma che donne e bambini rappresentano più della metà dei morti. Israele afferma di aver ucciso oltre 17’000 militanti, senza fornire prove.

L’offensiva ha distrutto vaste aree di Gaza, compreso gran parte del sistema sanitario e altre infrastrutture. Al suo culmine, la guerra ha sfollato circa il 90% della popolazione, soprattutto all’interno del territorio, dove centinaia di migliaia di persone si sono ammassate in squallide tendopoli e scuole riadattate a rifugi.

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