Analisi

Che fine ha fatto la controffensiva ucraina?

Le recrudescenze in Medio Oriente hanno distolto l’attenzione dal conflitto in Ucraina, dove ancora si combatte; ma come stanno procedendo le operazioni di Kiev? Le risposte di due esperti

  • 19 ottobre 2023, 05:39
  • 19 ottobre 2023, 19:23
Ucrainiversolavittoria?

A che punto siamo?

  • Keystone
Di: Lorenzo Perren 

È nel settembre 2022 che, per la prima volta, il profumo della vittoria inebria i soldati ucraini. Appena otto mesi prima la Russia invadeva l’Ucraina: scendendo dalla Bielorussia, le truppe occupanti si trovavano a un passo da Kiev, con interi convogli pronti a spingere sulla capitale. Intanto, a diverse centinaia di chilometri di distanza, il fronte orientale è completamente rosicchiato dalle forze russe, da nord a sud, con il rischio di diventare rapidamente una morsa pronta a serrarsi sui territori ucraini.

Ma nel settembre 2022 le cose cambiano. Un’operazione su vasta scala, pianificata con astuzia e maestria, inganna l’esercito russo spingendolo a riorganizzare i suoi contingenti verso meridione e lasciando sguarnito l’Oblast di Kharkiv, nel nord-est. Un’occasione ghiotta per Kiev che riesce a riconquistare gran parte della regione e ribaltare la situazione sul campo.

La missione di successo nella regione lascia presagire nuove schiaccianti vittorie e gli osservatori occidentali cominciano a pregustare i successi dell’annunciata controffensiva dell’esercito ucraino, prevista per la primavera di quest’anno.

Complici diversi fattori, tuttavia, la tanto attesa risposta ucraina vede le sue prime operazioni concretizzarsi solo all’inizio dell’estate. D’allora, la sensazione è che non si sia fatto molto, che gli obiettivi fissati non siano stati raggiunti. Ma è veramente così?

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Lo stato delle forze sul campo nel marzo 2022 (26.03-28.03). Rappresentate col colore rosso sono le truppe di Mosca

  • Institute for the Study of War & Critical Threats

I successi della controffensiva

Ora come ora le operazioni di Kiev “hanno prodotto effetti limitati”. A parlare è Mauro Gilli, ricercatore associato in tecnologia militare e sicurezza internazionale presso il Centro per gli studi sulla sicurezza dell’ETH di Zurigo, che commenta tutto sommato positivamente le manovre ucraine. Infatti, “In termini assoluti, Kiev è comunque riuscita a riconquistare alcuni territori, anche se si tratta di una frazione molto piccola rispetto a quanto conquistato dalla Russia nel 2022”. Questi successi limitati sono dovuti “in gran parte alla vasta impresa di rafforzamento delle linee difensive svolta dalle forze russe”.

Un giudizio condiviso anche da Peter Regli, ex capo dei servizi d’informazione svizzeri e divisionario. “È vero, la controffensiva c’è stata ma attualmente è piuttosto bloccata; le ultime spinte ucraine (specialmente verso Azov) non hanno portato molto successo e la situazione appare abbastanza stabile, soprattutto nell’interesse della Russia”.

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Lo stato delle forze sul campo nell'ottobre 2023 (16.10). Rappresentate col colore rosso sono le truppe di Mosca

  • Institute for the Study of War & Critical Threats

Perché le cose non sono andate diversamente

I risultati limitati della controffensiva sono stati dettati da più fattori. Mosca ha dato naturalmente del filo da torcere alle forze ucraine. “La Russia ha avuto molto tempo per riorganizzare le sue difese e ha concentrato la maggior parte dei suoi sforzi nel rendere il terreno inagibile per le forze di terra ucraine”, spiega Gilli. “In termini pratici si parla di estesi campi minati, preparati sia con mine antiuomo e anticarro, la costruzione di fossati e il dislocamento di blocchi di cemento armato, pensati per rallentare i carri blindati”.

E d’altro canto non sorprende che la Russia abbia focalizzato le sue energie per arginare l’avanzata dei carri armati, richiesti a gran voce da Zelensky e dipinti nell’opinione pubblica occidentale come la chiave di volta nel conflitto.

“Un’operazione di fanteria (come quelle che per lo più conduce l’Ucraina) senza il supporto dei tank è molto difficile da condurre”, continua Gilli. “A questo si aggiunga l’assenza di un’adeguata protezione aerea che lascia le truppe ucraine più scoperte e vulnerabili”.

Gilli

Mauro Gilli

  • RSI

Ma anche dai paesi europei è mancato un supporto decisivo. Su questo punto è particolarmente critico Regli.

“Gli aiuti a Kiev sono arrivati a singhiozzi con molti ritardi e in quantità esigue”. E secondo il divisionario la lista delle mancanze è lunga. Se si fosse voluta una controffensiva efficace sarebbero stati necessari molti più mezzi, sia offensivi che difensivi, e già durante l’anno scorso.

“Mezzi aerei in primis, per scoraggiare le incursioni russe in quota”. Un esempio? I bombardieri russi decollano dalla Bielorussia e sganciano razzi intelligenti. Lanciati, i missili sorvolano il confine e puntano agli obiettivi ucraini. “Dotare per tempo gli ucraini di caccia moderni non avrebbe fornito occasioni come queste ai russi”.

Sempre da questo punto di vista, “fornire un adeguato sistema antiaereo agli ucraini, soprattutto in termini quantitativi, avrebbe permesso loro di concentrarsi maggiormente sull’offensiva”. Non va infatti dimenticato che, in primo luogo, Kiev sta conducendo una guerra di difesa.

E dal lato più prettamente offensivo, invece, sarebbero stati necessari “più mezzi a grande distanza – come i missili Taurus, che i tedeschi sono riluttanti a concedere – più munizioni e più mezzi blindati”, insiste Peter Regli.

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Ucraina: i bombardamenti continuano

Telegiornale 16.10.2023, 20:37

La carenza di una visione d’insieme?

Alcuni osservatori – come l’ex generale australiano Mick Ryan – sostengono che nella controffensiva è mancata (e manca) “una strategia coerente per l’Ucraina” da parte del mondo occidentale. “A tal fine gli Stati Uniti e la NATO devono chiarire che il loro obiettivo esplicito è che l’Ucraina sconfigga le forze russe” sul proprio territorio, scriveva il generale in un recente articolo apparso su Foreign Affairs.

“Questo sicuramente è un fattore da tenere in considerazione”, ammette Gilli. “Pensiamo all’attacco di febbraio 2022 condotto dai russi. L’obiettivo dichiarato era conquistare Kiev; fallito l’attacco iniziale, l’esercito di Mosca si è come smarrito e ha incassato rapidamente numerose sconfitte”.

Una situazione che, a detta di Regli, non riguarda però l’esercito ucraino. Sì, forse l’Occidente non ha una chiara strategia sull’Ucraina, ma gli ucraini ce l’hanno. “A maggio”, ricorda l’ex divisionario, “il comandante in capo supremo delle forze armate ucraine, Valerij Zalužnyj, ha detto chiaramente che l’obiettivo è riprendersi il territorio ucraino che a loro appartiene, e naturalmente alludeva anche alle terre perse nel 2014”.

Tirando le somme, considerando gli sforzi messi in campo dalla Russia e quelli messi a disposizione dell’Ucraina, la controffensiva ha riscosso risultati incoraggianti. Ma cosa possiamo aspettarci per i prossimi mesi?

PeterRegli

Peter Regli

L’immediato futuro

Nell’immediato futuro, la “rasputiza” è il primo elemento di cui tener conto. Il termine indica l’indebolimento del terreno, tipico del suolo russo-ucraino, causato dalle piogge autunnali e dal disgelo primaverile. Concretamente, il fango regna e inficia tutte le operazioni militari.

“È uno dei molti fattori che si va ad aggiungere; condizioni climatiche di questo tipo paralizzano i carri armati, che sprofondano nella fanghiglia e non posso supportare le truppe di fanteria”, spiega Gilli.

Una sorte che, ricorda Regli, l’anno scorso era toccata ai russi. “Ora spetta invece agli ucraini, che devono avanzare nel fango senza una copertura aerea”. Una situazione che permette missioni molto limitate.

E dopo il fango, arriverà il gelo, che fiacca le capacità della truppa e la prontezza dei mezzi.  

Ucraini Donetsk

Soldati ucraini sulla linea del fronte nella regione di Donetsk

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Sul lungo periodo

Al netto delle diverse considerazioni, “il supporto occidentale sarà decisivo per il successo della controffensiva ucraina”, concordano entrambi gli esperti. “Ma – precisa Regli - di grande influenza sarà il supporto americano, garantito solo fino a gennaio 2025”, quando lo Studio ovale della Casa Bianca ospiterà un nuovo presidente. Da quel momento le cose potrebbero cambiare e forse le recenti recrudescenze in Medio Oriente le stanno già cambiando.

“Gli Stati Uniti”, aggiunge sul tema Gilli, “forniscono supporto militare su vari fronti. A quello importante in Ucraina si è aggiunto ora quello israeliano, a cui Washington ha promesso sostengo incondizionato”.

E sullo sfondo rimane sempre la Cina. “Alcune frange politiche statunitensi” spiega Gilli, “ritengono che sia necessario trattenere le risorse destinate all’Ucraina per essere pronti nel Mar cinese meridionale: se si verificasse una sovrapposizione degli interessi strategici – come un’invasione cinese su Taiwan -, le cose potrebbero cambiare molto rapidamente”.

Gli ultimi sviluppi

Intanto negli ultimi giorni sono continuati gli scontri sulla linea del fronte. Le forze speciali ucraine hanno affermato di aver compiuto, lunedì notte, attacchi su due aeroporti russi a Luhansk e a Berdiansk. L’operazione, riferiscono su Telegram le unità coinvolte, ha portato alla distruzione di diverse piste d’atterraggio, nove elicotteri, un sistema antiaereo e un magazzino di munizioni.

Martedì il presidente Volodymyr Zelensky ha inoltre annunciato l’impiego dei missili ATACMS da parte dell’esercito ucraino. Non sono stati forniti ulteriori dettagli.

Washington, da parte sua, ha assicurato che questi ATACMS, con una gittata massima di 165 chilometri, “potenzieranno in modo significativo” le capacità dell’esercito ucraino e “daranno loro (...) la capacità di colpire in profondità le retrovie russe”.

Martedì notte inoltre i russi avrebbero bersagliato Zaporizhia con sei missili, uccidendo una persona e ferendone diverse altre. Lo riportano le autorità locali.

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