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Chi dice gonna dice... protesta

I manifestanti nel Myanmar usano i "longys" - tipici indumenti femminili - per bloccare l'avanzata dell'esercito costretto a trovare altre vie

  • 10 marzo 2021, 15:57
  • 22 novembre, 17:27
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Gonne contro la violenza

RSI 10.03.2021, 15:53

Le manifestazioni che nel Myanmar stanno andando avanti dallo scorso 1. febbraio, giorno del colpo di Stato, hanno già provocato diversi morti e feriti.

I sostenitori di Aung San Suu Kyi, che ne chiedono la liberazione, non mancano però d’inventiva per cercare di fermare l’avanzata dell'esercito che ha preso il potere e intende reprimere le proteste. Oltre al filo spinato e ai sacchi di sabbia, i manifestanti si sono armati anche di sacchetti riempiti di acqua, che gettano sulle bombe lacrimogene per “soffocarle”, di specchietti per accecare i soldati, di estintori per creare coltri di fumo che ne facilitino la fuga, di noci di cocco nelle quali hanno piantato dei chiodi, per impedire il passaggio dei veicoli e anche di…gonne. Più precisamente si tratta di "longys", rettangoli di stoffa usati dalle donne a mo’ di gonna che vengono stesi su fili tirati da una parte all'altra delle strade. Motivo? Una credenza popolare vuole che gli uomini non possano toccare indumenti femminili, né passarvi sotto, perché questo li priverebbe del loro “hpone” (potere e prestigio). Quindi quando i soldati si trovano davanti a queste “barriere di stoffa”, devono cercare strade alternative.

afp/mrj

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