Diverse centinaia, se non migliaia, di morti a Mayotte: si prevede che il bilancio delle vittime del ciclone tropicale Chido sia molto alto nel piccolo arcipelago dell’Oceano Indiano, il dipartimento più povero della Francia, dove i soccorsi sono iniziati ad arrivare domenica. “Penso che ci saranno sicuramente diverse centinaia, forse quasi mille, o addirittura qualche migliaio” di morti, data la “violenza” del ciclone, ha dichiarato il prefetto di Mayotte François-Xavier Bieuville al canale pubblico Mayotte la 1ère. Grazie a un ponte aereo e marittimo organizzato dall’Isola della Réunion, territorio francese a 1’400 km di distanza in linea d’aria, domenica sono atterrati a Mayotte i primi due velivoli che trasportavano i soccorsi e il personale medico.
Secondo il sindaco di Mamoudzou (Grande-Terre), Ambdilwahedou Soumaila, i feriti sono 255. Nove persone sono state trattate al Centro ospedaliero di Mayotte (CHM) come emergenze assolute. “L’ospedale è stato colpito, le scuole sono state colpite. Le case sono state completamente devastate. Il ciclone non ha risparmiato nulla sul suo cammino”, ha detto.
Con raffiche di oltre 220 km/h, il ciclone Chido è il più intenso a colpire i territori francesi d’oltremare da oltre 90 anni, secondo Météo France. Chiuso fino a nuovo ordine, l’aeroporto, dove le raffiche di vento hanno raggiunto i 226 km orari.
La responsabile della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso aiuto alla Francia dopo che il ciclone Chido ha colpito il territorio di Mayotte nell’Oceano Indiano. “I nostri cuori vanno alla Francia dopo il devastante passaggio del ciclone Chido attraverso Mayotte. L’Europa è al fianco dei Mahorais in questa terribile prova. Siamo pronti a fornire sostegno nei giorni a venire”, ha scritto la presidente della Commissione europea von der Leyen.
I venti estremamente violenti hanno devastato l’arcipelago, distruggendo capanne, facendo saltare i tetti, abbattendo i pali dell’elettricità e sradicando gli alberi. Le abitazioni precarie, dove vive circa un terzo della popolazione stimata dell’arcipelago, pari a 320’000 persone, sono state “completamente distrutte”, secondo il ministro degli Interni francese dimissionario Bruno Retailleau, che dovrebbe visitare l’isola lunedì.
Mayotte, particolarmente vulnerabile agli eventi climatici estremi, sta affrontando una delle peggiori crisi legate agli eventi atmosferici degli ultimi anni. François Gourand, meteorologo di Météo-France, ha dichiarato all’AFP che il ciclone Chido è stato “eccezionale” perché ha colpito direttamente l’arcipelago, mentre la sua potenza è stata amplificata da acque particolarmente calde nell’Oceano Indiano legate al cambiamento climatico.
“Uno scenario apocalittico”
Ibrahim, un residente di Mayotte contattato dall’AFP, ha cercato di raggiungere l’ovest dell’isola principale domenica mattina, liberando le strade man mano che procedeva in “uno scenario apocalittico”. “Solo poche case solide sono sopravvissute. Non è rimasto nulla delle baraccopoli”, ha riferito.
Molti degli immigrati senza documenti che vivono nelle baraccopoli non si sono recati nei rifugi messi a disposizione dalla prefettura “pensando che sarebbe stata una trappola per loro (...) per essere prelevati e portati fuori dal Paese”, ha dichiarato all’AFP Ousseni Balahachi, infermiera in pensione e segretaria del sindacato CFDT. “Queste persone sono rimaste fino all’ultimo minuto. Quando hanno visto l’intensità del fenomeno hanno iniziato a farsi prendere dal panico, cercando un posto dove rifugiarsi. Ma era già troppo tardi, le lamiere stavano iniziando a saltare via”, ha spiegato.
Circa 100’000 persone che vivono in “abitazioni non solide”, in particolare capanne di latta, sono state identificate dalle autorità per essere accolte in più di 70 centri di accoglienza di emergenza.
Per il momento le notizie sono molto frammentarie, con la popolazione confinata nelle proprie case, in stato di shock e senza acqua né elettricità, ha dichiarato all’AFP una fonte.
Domenica, in visita in Corsica, il Papa ha detto di sostenere “in spirito” le vittime di questa “tragedia”, al termine della preghiera dell’Angelus nella cattedrale di Ajaccio.