Sempre più voci si levano chiedendo di fare luce sulla morte di una 26enne turco-statunitense, uccisa venerdì in Cisgiordania. La ragazza si chiamava Aysrnur Egzi Eygi: era un’attivista filopalestinese di origine turca e con anche la nazionalità statunitense, il che sta creando un nuovo potenziale attrito fra Washington e Israele. Sarebbe stata uccisa “con un colpo di pistola alla testa” mentre partecipava a una protesta in difesa di agricoltori palestinesi a Beita, a sud di Nablus, secondo l’ospedale dove è deceduta nel primo pomeriggio. L’esercito israeliano ha ammesso solo che suoi “soldati hanno aperto il fuoco contro un provocatore che lanciava pietre contro le nostre forze”, ma che “i dettagli dell’incidente sono attualmente oggetto di indagine”. Secondo l’emittente qatariota Al Jazeera, che cita il proprio corrispondente, “la medicina legale palestinese ha dimostrato” che la 26enne “è stata uccisa da un colpo alla testa”.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha deplorato la “tragica” morte della connazionale e ha promesso di agire “se necessario”. Alla domanda se gli USA intraprenderanno una qualche azione contro Israele, il capo della diplomazia di Washington ha risposto che “prima di tutto dobbiamo scoprire esattamente cosa è successo”, poi “ne trarremo le necessarie conclusioni e conseguenze”.
Grande sponsor internazionale di Hamas, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato per parte sua di “barbaro intervento di Israele su una protesta civile contro l’occupazione in Cisgiordania”.
Poche ore prima dell’uccisione dell’attivista, Blinken aveva esortato Israele e Hamas a firmare un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dato che a suo avviso ormai il 90% dell’accordo è pronto. Il capo della diplomazia americana comunque ha affermato che gli USA offriranno nei prossimi giorni ulteriori “idee” per un patto tramite i mediatori di Egitto e Qatar.
Oltre che dalla morte di Aysrnur Egzi Eygi, il clima è stato esacerbato dall’annuncio della Croce Rossa su una ragazza palestinese di 13 anni che è stata uccisa dall’esercito israeliano in uno scontro tra coloni e palestinesi nel villaggio di Qaryut, sempre a sud di Nablus.
L’ONU chiede un’indagine completa
Anche le Nazioni Unite hanno chiesto “un’indagine completa” sulla morte della ragazza. Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale dell’ONU, ha dichiarato: “Vorremmo vedere un’indagine completa sulle circostanze e sui responsabili”. I civili, ha aggiunto, “devono essere protetti in ogni momento”.
Aysrnur Egzi Eygi si era da poco laureata, a Seattle; era arrivata in Medio Oriente di recente e, secondo l’attivista israeliano Jonathan Pollak , era la prima volta che partecipava a una protesta del gruppo propalestinese International Solidarity Movement.
Pollak era presente alla manifestazione ed è stato intervistato poco dopo i fatti dalla BBC, a cui ha dichiarato di aver visto soldati sui tetti che prendevano la mira. Ha detto di aver sentito due spari distinti, a distanza di pochissimi secondi e che c’era una chiara linea di tiro tra i militari e il luogo dove è stata colpita la 26enne.
Pollak ha confermato che ci sono stati degli scontri durante la manifestazione, ma secondo lui “i soldati non sono stati minacciati” e “non c’è stato nessun lancio di pietre” nel luogo in cui si trovava Aysrnur Egzi Eygi.
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